Asotech fa correre le aziende

Premio Mascagni. Nata a Reggio, ha aperto una sede a Casalecchio: “Qui c’è fermento“

Christian Garzelli, uno dei 5 professionisti che ha fondato Asotech (foto Arminio)

Christian Garzelli, uno dei 5 professionisti che ha fondato Asotech (foto Arminio)

Bologna, 31 maggio 2016 – Perché Bologna? Christian Garzelli, uno dei cinque professionisti reggiani (gli altri sono Graziano Sassi, Simone Ferrari, Luigi Povesi e Massimo Ferrari) che nel 1996 fondò Asotech, non ha dubbi: «Dopo anni di immobilismo a causa della crisi, nel 2014 le aziende hanno capito che per testimoniare di essere ancora al top bisognava ripartire, innovando». Solo che, mentre gli altri stavano ancora pensandoci, i bolognesi si erano già messi a correre. Così è nata la sede Asotech di Casalecchio di Reno, oggi 14 addetti, terza di una struttura a tre sedi: la principale a Reggio Emilia, la seconda a Modena.

Reggio non dista neppure 100 chilometri. Fa specie pensare che, nell’era del web, sia una distanza tale da giustificare una sede fisica.

«E invece era fondamentale: per il nostro lavoro, la vicinanza e i rapporti personali e frequenti con le aziende che serviamo sono insostituibili. È il modo migliore per far nascere idee e fornirci stimoli reciproci».

Partiamo dai fondamentali. Cosa fate?

«Siamo una società di enginering. Accompagniamo perciò i nostri clienti nei percorsi di progettazione meccanica, con un occhio di riguardo verso l’innovazione».

Di nuovo: cosa fate?

«Le aziende vengono da noi con l’idea di un nuovo prodotto. Noi li ascoltiamo, realizziamo il progetto, risolviamo i problemi che si presentano, proponiamo le nostre modifiche per renderlo più innovativo e, se serve, consegnamo direttamente il prototipo finito. A fianco c’è tutto il resto: realizziamo, se serve, la documentazione tecnica, le analisi, le simulazioni del prodotto».

Dal foglio bianco al prototipo funzionante.

«E soprattutto: cerchiamo di metterci del nostro, suggerire soluzioni che non erano state previste. Siamo bravi a innovare».

Chi ha bisogno di voi?

«Le piccole startup dotate di un’idea, ma senza le capacità di progettualizzarla, ma anche e in primo luogo le aziende meccaniche strutturate, che pur dotate di un ufficio tecnico, a noi chiedono proprio quel guizzo in più, in termini di idee, che deriva dalla nostra competenza specifica nella progettazione e nella ricerca».

Che differenza c’è tra le tre sedi?

«Sono del tutto complementari: lavorano ognuna a contatto con i propri clienti di zona, ma con un interscambio continuo».

Si diceva di un certo fermento.

«Il territorio bolognese, è indubbio, si è svegliato prima di altri. Il packaging non ha mai smesso di innovare. Altri settori che si erano adagiati in attesa che la crisi passasse, a un certo punto hanno capito che da sola l’economia non sarebbe ripartita, e hanno ripreso a correre. Infine: da queste parti, dal 2014 in poi, sono nate nuove idee d’impresa dotate di una marcia in più. Essere presenti qui, per noi è strategico».

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