Immortale e tecnologica, "Il vero futuro è la carta"

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I GAMBERINI Da destra, Gianni e Gianmarco,  il fondatore  e la seconda generazione  in azienda

I GAMBERINI Da destra, Gianni e Gianmarco, il fondatore e la seconda generazione in azienda

Bologna, 21 ottobre 2014 - «Credere nella carta oggi, per il suo valore tecnologico, la continua innovazione e la fiducia che ripone nel futuro». Una frase a cui Gianni Gamberini credeva negli anni ’70, giovane diplomato della Scuola grafica salesiana, e a cui crede oggi, da presidente delle Grafiche dell’Artiere.

Gamberini, è sicuro? C’è chi sulla carta non scommetterebbe due lire.

«E sbaglia. Perché la carta, e la stampa in generale, sono oggi quanto di più tecnologico e innovatore ci possa essere nel marketing, nella comunicazione, nella moda, nell’arte».

Anche nell’epoca del web?

«Soprattutto. Prenda il nostro campo. Realizziamo stampati pubblicitari, libri di fotografia e d’arte, monografie, cataloghi commerciali, materiale di rappresentanza, espositori: mondi in cui il valore tattile è ancora cruciale».

Tutte le alte griffe di moda hanno un sito web e dei negozi online.

«Ma l’alta moda e l’alta qualità, non possono prescindere da un catalogo cartaceo. Un oggetto da tenere in casa, accarezzare, con cui emozionarsi. Un catalogo cartaceo non può sparire con un click. E chi compra, soprattutto a certe fasce di prezzo, ha in mano una certezza: quel prodotto è lì, ha quella forma, quel prezzo, quel nome».

Come si innova la stampa grafica?

«Gran parte del nostro impegno quotidiano è nella ricerca. Prima di tutto nelle soluzioni offerte. Prodotti tridimensionali, giochi di incastri, commistione tra materie prime: ogni prodottto è un oggetto, e ha molto a che vedere con l’arte. E poi ci sono i materiali. In quasi 40 anni abbiamo stampato su qualsiasi cosa. Dal sughero alla gomma, passando per la seta e persino il piombo».

E la carta dove la mettiamo?

«È ancora oggi l’elemento principe. La acquistiamo in tutto il mondo con una cura maniacale. Una carta, oggi, deve stupire, colpire i sensi: tatto, vista, olfatto. Deve essere nuova, ricercata, immortale. Ed ecco un’altra differenza con il web: la carta è l’unico supporto che dura nei secoli».

Nel frattempo al digitale avrete pur dovuto guardare.

«Ha cominciato a occuparsene mio figlio Gianmarco, che oggi è il futuro dell’azienda. Grazie al digitale oggi siamo pronti a offrire preset e prove di stampa di alta fedeltà al cliente, che potrà visionarle prima di partire con la produzione vera e propria».

Che numeri fate?

«Ogni prodotto ha una storia a se stante. Si va dagli oggetti in qualche centinaio di copie numerate, fino alle tirature di centinaia di migliaia di pezzi».

E lei, che storia ha?

«A scuola dai Salesiani, poi la prima vera esperienza nella tipografia de il Resto del Carlino: una fucina di innovazione. Da lì sono finito a Milano. Lavoravo per una cartotecnica. E cercavo di convincerli che il futuro era legato alla tecnologia, all’innovazione. Non mi vollero ascoltare. Così mi stancai di ripeterlo, tornai a Bologna, mi sposai e dissi a mia moglie: da oggi si fa in proprio. Ed è nata la Grafiche dell’Artiere. Facevo il commerciale di giorno e il tipografo di notte. Che tempi!».

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