Castello di Serravalle (Bologna), 21 aprile 2013 - Sarebbe morto di Leishmaniosi l’ottantenne di Castello di Serravalle ricoverato lo scorso febbraio all’ospedale di Bazzano e deceduto pochi giorni dopo in conseguenza della versione virale di una malattia diffusa fra i cani, ma che si può trasmettere all’uomo da un animale infetto attraverso il passaggio delle leishmanie (protozoi) a seguito della puntura del pappataci, insetto delle dimensioni di un moscerino dal volo lento e quasi impercettibile, capace così di infettare anche il sangue degli umani.

Nella sola Valsamoggia, noto focolaio di una malattia che nella versione canina attualmente conterebbe alcune decine di casi, negli anni passati si registrarono anche due casi di passaggio all’uomo della meno grave versione cutanea. Casi risolti, così come sarebbero fuori pericolo le altre due persone che nelle scorse settimane si sono viste diagnosticare la stessa malattia presso l’ospedale di Bazzano. A fronte dell’allarme suscitato dalla notizia, l’azienda Usl in una nota, ha chiarito che «Sono 13 i casi di Leishmaniosi nell’uomo accertati nel 2013 in tutto il territorio dell’Azienda Usl di Bologna. Per uno di questi, l’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Bologna ha inviato la notifica di decesso al Dipartimento di Sanità Pubblica. Guarite le altre 12 persone».

Il caso del decesso dell’uomo di Castello di Serravalle allo stato attuale sarebbe quindi l’unico nel panorama della nostra provincia dove la malattia all’inizio degli anni Settanta fra Ozzano e Castel San Pietro, fece più di dieci morti su un totale di una sessantina di persone infette. «Si tratta di un caso gravissimo del quale la popolazione deve essere informata - commenta il consigliere comunale di Crespellano Mauro Sorbi - in alcuni comuni della Valsamoggia risulterebbero da tempo casi di leishmaniosi viscerale, che avrebbero procurato il decesso di una persona ma anche il ricovero a Bazzano di altri cinque pazienti con questa patologia. Solo a Crespellano sono ufficialmente dichiarati all’anagrafe canina oltre 1600 esemplari e dobbiamo capire cosa stanno facendo le autorità sanitarie per fronteggiare questo grave problema sanitario».

Da parte sua l’Azienda Usl chiarisce di essere impegnata da anni in una campagna di informazione, rivolta ai cittadini e ai veterinari, per sostenere la necessità di effettuare controlli periodici sui propri cani per diagnosticare tempestivamente la malattia, curarla e contrastarne la diffusione.

di Gabriele Mignardi