Monteveglio (Bologna), 23 marzo 2014 - Il mercato del Pignoletto nonostante la crisi economica cresce ogni anno con percentuali a due cifre, e il nuovo consorzio che rappresenta poco meno di 8mila produttori distribuiti in tre province tra Emilia e Romagna si prepara al Vinitaly con la prospettiva della prima vendemmia con le regole e le garanzie della nuova Doc Pignoletto e la nuova Docg Colli Bolognesi.

Insomma il vino-simbolo dei nostri colli promette di sollevare le sorti di un settore agricolo in sofferenza. Appuntamento decisivo il 3 aprile in Regione per la pubblica audizione convocata dal ministero dell’Agricoltura per il passaggio conclusivo di un percorso che ridefinisce i confini della denominazione di origine fino a comprendere territori inclusi nelle province di Bologna, Modena e Forlì-Cesena che complessivamente l’anno scorso hanno imbottigliato 9 milioni di bottiglie di Pignoletto. Per i Colli Bolognesi, che puntano sul riconoscimento di qualità (e prezzo) del vino di collina l’arrivo della denominazione controllata e garantita è il coronamento di un lavoro più che trentennale su un vitigno difficile da addomesticare, che ha affrontato preconcetti e diffidenze.

"Dobbiamo fare ancora tanta strada, ma l’orizzonte (non so quanto lontano) è rosa — si sbilancia il presidente dei due consorzi Francesco Cavazza Isolani —. Parlare di crescita del 15-16% in tempi come questi è una cosa importante anche se poi bisogna considerare che i volumi sono ancora decisamente ridotti e soprattutto cogliere il buon livello della domanda come occasione per arrivare a prezzi minimamente remunerativi rispetto ai costi di produzione che sono ben diversi fra collina e pianura" dice il presidente che vede il termine anche del complesso lavoro di ridefinizione dei disciplinari che fissano i requisiti qualitativi dei vini.

"Ottimi riscontri sul versante delle nuove Doc: il bianco e il rosso Bologna stanno incontrando il gusto del pubblico, perché l’accento posto sul territorio di provenienza esprime anche il carattere di vitigni internazionali come Sauvignon Cabernet o Merlot, che sono le basi di queste etichette, ma che sui nostri colli sono presenti a memoria d’uomo e danno ottimi e originali risultati" aggiunge Cavazza.

Gabriele Mignardi