Red Ronnie: "Figlio fedele di questa città ingrata"

L'intervista al conduttore televisivo: "Qui la cultura è clientelare"

Red Ronnie

Red Ronnie

Bologna, 26 ottobre 2014 - E c’era una volta Bologna, e c’era una volta il Roxy bar, e c’era una volta Red Ronnie... «Red Ronnie c’è ancora, eccome. E fa tante cose».

Tipo?

«Sto tornando da Torino dove ho registrato un’intervista con Gino Paoli e Oscar Farinetti. S’è inventato un negozio dedicato a una canzone di Paoli. Un vulcano».

E poi, e poi?

«Devo passare da Milano, poi Mantova per la partita della Nazionale cantanti, poi Rovigo...».

E c’è la tv. Ma che roba è?

«Una web tv, aperta tre anni fa al Centergross. Trasmissioni 24 ore su 24, interviste a grandi personaggi della musica, dell’arte e della cultura, pezzi storici e la diretta del lunedì sera».

Funziona?

«Con Vasco Rossi abbiamo fatto due milioni di contatti, con Jovanotti uno e mezzo. Se c’è il personaggio l’audience esplode, ma non è quella la mia idea fissa...».

Red Ronnie c’è , il Roxy Bar pure, resta da rintracciare Bologna...

«Io sono il figlio fedele di questa città ingrata».

Addirittura...

«Quando chiesi di fare una mostra con tutti i miei memorabilia in piazza, e parlo di reliquie come la chitarra di Jimi Hendrix, non mi risposero neppure. A Milano mi accolsero a braccia aperte».

Ma un sindaco, un assessore non l’hanno mai chiamata per avere qualche dritta?

«L’ultima volta e forse la prima che ho incontrato un sindaco di Bologna è stato 18 anni fa ai funerali del grande Bonvi. Poi, silenzio. Spero un po’ in Merola, ma lo dico a bassa voce...».

Eppure, alla corte del Comune i consulenti non mancano mai. Nella cultura, poi...

«Ecco appunto, la cultura... Diciamo che a Bologna è gestita in modo molto clientelare. Se la spartiscono sempre e solo i soliti noti...».

Diciamola tutta, per lei Bologna è proprio ‘scordata’...

«Bologna è tutta in serie B, il calcio è solo un paradigma. La musica oggi abita in Puglia, il nostro primato appartiene al passato».

Lei ha inventato una radio con gente come Dalla, Guccini e Bonvi...

«Quella era la bolognesità vera, la grande forza di questa città. Poi siamo stati commissariati. A guidare Bologna hanno chiamato sindacalisti nullafacenti da fuori...».

Lei era nella sala dei bottoni della campagna elettorale di Letizia Moratti. Meglio lei dei ‘nostri’?

«Letizia è stata fatta fuori perché non era corruttibile davanti alle nefandezze dell’Expo. E vogliamo vedere cosa è arrivato adesso? Vogliamo parlare della rivoluzione arancione? Di quale schifo è oggi Milano? Di Pisapia, di De Magistris?».

Che fine ha fatto la sua collezione? È vero che la vende pezzo a pezzo?

«Gli oggetti vanno e vengono. Per quel che mi riguarda, soprattutto vanno. Non contano, alla mia età... Oggi collezioni interviste, anime, emozioni. Ne ho in archivio migliaia di ore».

E che ne sarà di quel patrimonio?

«Ho due figlie. Quella è tutta la mia vita, la lascerò in buone mani».

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