Regione, Donini lancia Bonaccini: "Stefano sarebbe il candidato più competitivo"

Il segretario del Pd invita "a fare squadra", a guardare all’interesse del territorio

Raffaele Donini e Stefano Bonaccini (foto Schicchi)

Raffaele Donini e Stefano Bonaccini (foto Schicchi)

Bologna, 16 luglio 2014 - L’appello ai compagni della direzione provinciale del Pd ha il tono accorato. Il segretario, Raffaele Donini, lo fa — «con il cuore in mano» — in chiusura di intervento. Cerca di frenare la corsa scomposta alle (auto)candidature per le primarie con cui individuare il candidato presidente della Regione, di scongiurare il pericoloso scontro fra correnti e spifferi. Stuzzica l’orgoglio: «Siamo la Direzione del Pd di Bologna, non un centro per la raccolta differenziata delle proposte delle varie correnti interne al partito». E, al di là del tifo per questo o quel candidato, invita a «fare squadra, a guardare all’interesse del territorio di cui siamo gruppo dirigente».

Molti nomi in pista. Non tutti credibili. Che ne pensa? «Una certa personalizzazione è naturale. Non mi scandalizzo».

Qualcuno già scalpitava un minuto dopo le annunciate dimissioni di Errani. «Un certo pudore politico e un galateo istituzionale andrebbero osservati con maggiore rigore».

Primarie o no? «Primarie di coalizione, a settembre».

Anche nel Pd c’è chi auspica però un candidato unico. «Va da sé che se ci fosse un candidato unitario, condiviso da tutti, sarei felicissimo. Non dovremmo vergognarci di essere uniti».

Probabilità di trovarlo? «Diciamo che al momento non tutte le carte sono in tavola».

Fra i nomi che circolano, lei chi sosterrebbe? «Penso che Stefano Bonaccini (segretario regionale uscente, ndr) sarebbe il candidato più forte».

Riuscirebbe a mettere d’accordo tutti? «Potrebbe farcela».

Se invece si andasse comunque alle primarie? «In ogni caso sarebbe la figura più forte e competitiva nel Pd».

Uno sfidante potrebbe essere Matteo Richetti. «Ancora non lo conosco bene, era in Regione, poi è andato in Parlamento. Se intende tornare valuteremo quello che proporrà».

Nel totonomi c’è anche Daniele Manca, sindaco di Imola. «Ha un profilo adeguato. Vedremo se sarà in campo».

Ipotesi che circola: alla fine Matteo Renzi ‘imporrà’ un nome per evitare le primarie. Che ne pensa? «Ho imparato a fidarmi di Renzi».

Che significa? «Che se il suo interessamento porterà a un’ipotesi di candidatura, che immagino unitaria, non sarò certo io a mettermi di traverso. Anzi...».

Si porti al giorno dopo le elezioni. Cosa vede? «La necessità di costruire una nuova fase del governo regionale».

Una fase nuova che liquida tutto il passato? «No. Per anni questa regione ha interpretato, in maniera innovativa e partecipata, quel regionalismo di cui oggi avvertiamo i limiti, ma che ci ha dato la possibilità di competere nel mondo e di ridistribuire la ricchezza in maniera solidale, con equità e giustizia sociale».

Che cosa salverebbe? «Penso alla riforma sanitaria, al fondo per la non autosufficienza (più alto di quello nazionale), alla riforma della Pubblica amministrazione, con le unioni e le fusioni di Comuni. Ancora, l’impegno straordinario per la ricostruzione delle zone colpite dal terremoto, i provvedimenti per la riduzione dei costi della politica...».

Detta così, lei sembra promuovere tutto. E la fase nuova? «Riguarda anche il governo della regione. Perché non si compete con le aree più avanzate dell’Europa e del mondo con un sistema frammentato e diviso fra piccole realtà gelose del proprio status quo. Questo territorio può competere se costruisce un sistema unitario per la crescita e lo sviluppo».

In queste ore, anche nel Pd c’è chi accusa la magistratura di delegittimare la politica. Che ne pensa? «La linea del Pd è chiara: massimo rispetto e fiducia nella magistratura».

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