Primarie Pd per le Regionali, Bonaccini prenota viale Aldo Moro. E resta in pista anche per Roma

Dopo Errani, è il segretario favorito. Manca si ritira, Costi in campo Balzani, Bianchi, Bonaccini, Costi e Richetti, chi vorresti alla guida della Regione? Lascia il tuo commento FOTO L'inaugurazione della Festa dell'Unità

Raffaele Donini, Debora Serracchiani e Stefano Bonaccini (foto Schicchi)

Raffaele Donini, Debora Serracchiani e Stefano Bonaccini (foto Schicchi)

Bologna, 28 agosto 2014 - Pochi minuti prima delle sei di pomeriggio, nell’afa che ha avvolto all’improvviso Bologna e la Festa nazionale dell’Unità al Parco Nord, Stefano Bonaccini ha finalmente compiuto il passo che tanti, dentro e fuori il Pd, attendevano da tempo. «Poiché non si è riusciti a comporre il quadro su un nome più condiviso possibile — ha detto il segretario regionale, letteralmente asserragliato da telecamere e microfoni — ho deciso di candidarmi alle primarie, viste anche le tante sollecitazioni trasversali e da tutti i territori».

L’annuncio del nome più atteso, che per diversi giorni sembrava fosse destinato a lasciare il campo al sindaco di Imola, Daniele Manca, è arrivato praticamente al fotofinish. Giunto al Parco Nord un quarto d’ora prima delle sei, orario dell’inaugurazione ufficiale della Festa, Bonaccini si è subito recato nella sede della direzione della kermesse per salutare la vice-segretario in carica del Pd, Debora Serracchiani, e prendersi un attimo di pausa prima del grande passo. La sua candidatura arriva dopo settimane travagliate, personali e del partito, e nello stesso giorno della discesa in campo del suo principale avversario nella strada verso viale Aldo Moro, il deputato, anch’egli renziano e anch’egli modenese, Matteo Richetti. Con il quale, assicura Bonaccini, le primarie non saranno «mai una guerra. Questo non è lo scenario peggiore possibile, credo che entrambi abbiamo le qualità e le caratteristiche per fare una discussione e non una battaglia». Le prime prove di dialogo e confronto sono andate in scena già ieri sera, una manciata di minuti dopo il termine della cerimonia di inaugurazione, nel retropalco della sala dibattiti, dove Bonaccini e Richetti si sono confrontati per circa mezz’ora in quello che entrambi hanno definito, come da rito, «una chiacchierata tranquilla e serena».

La scelta di Bonaccini è stata in forse fino all’ultimo anche per il ruolo nazionale che Matteo Renzi gli aveva offerto, praticamente, di diventare il numero due del partito con deleghe di peso. Un treno che Bonaccini, candidandosi per la Regione, forse non ha ancora perso del tutto. «Vedremo...», si è limitato a commentare ieri sera a margine della Festa a chi gli chiedeva notizie su questo versante. Anche perché fino a quando Renzi non nominerà la nuova segreteria, Bonaccini continuerà a mantenere il ruolo di responsabile degli enti locali. Un assist al segretario regionale (carica questa, che invece ovviamente Bonaccini lascerà) gli viene da Debora Serracchiani, attuale numero due del Pd e presidente del Friuli Venezia Giulia: «Stefano ha un ruolo di livello nazionale che non viene certo disperso dalla candidatura, ma che viene sicuramente rafforzato». La partita sembra solo agli inizi. 

L’effetto della candidatura di Bonaccini sul toto governatore è immediato e multiplo. Se da un lato, infatti, Manca, il candidato forte scelto inizialmente dal Pd, si è già tirato indietro, ora in bilico ci sono anche le candidature della modenese Palma Costi, presidente uscente del consiglio regionale, e di Patrizio Bianchi, assessore regionale. Entrambi, infatti, potrebbero tirarsi indietro dopo che alla fine di trattative estenuanti, il nome di Bonaccini è tornato ufficialmente nell’elenco dei papabili successori di Vasco Errani. 

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