Escursionista morto, gli amici: "Conosceva i rischi, era prudente. Basta coi giudizi lanciati dal divano"

Così Federico Pagliai a nome della stazione Cnsas Appennino Pistoiese. Intanto i funerali sono attesi per oggi, mercoledì, alle 15.30 nella chiesa di Uzzo / TRAGEDIA DI CORNO ALLE SCALE: "A CESARE DEVO LA VITA" / "AIUTO, SIAMO QUI, VENITE A PRENDERCI" / VALANGA SULL'APPENNINO-FOTO / VALANGA, MUORE PISTOIESE. FERITO UN PRATESE

Cesare Paoletti

Cesare Paoletti

Pistoia, 8 aprile 2015 - «Cesare Paoletti è morto il giorno di Pasqua, travolto da un distacco di neve nel Vallone del Silenzio, zona Corno alle Scale. Era un grande conoscitore della neve. E un tipo di poche parole. Oggi, se fosse qui, credo si sdegnerebbe rispondendo con il silenzio dei saggi alle solite frasi di montagna assassina e altre amenità simili che circolano sui social network. Sinceramente – scrive Federico Pagliai a nome di tutta la Stazione Appennino Pistoiese del Cnsas – di questi montanari con le piaghe da decubito da prolungata sosta sui divani non ne possiamo più. E tantomeno è tollerabile la tendenza ai facili giudizi, all’ addebitare colpe, a definire uomini come Cesare degli improvvidi kamikaze, a giudicare come meritata una morte».

«Cesare conosceva i rischi - continua Pagliai ricordando Paoletti, i cui funerali saranno celebrati oggi alle 15.30 nella chiesa di Uzzo -, nelle sue parole In montagna è bello andarci ma è soprattutto bello tornarci c’era tutto il rispetto, la saggezza, preparazione e prudenza di chi la montagna la vive appieno e non ne sottovaluta mai i pericoli. Era uno dei più esperti sci alpinisti italiani e, per alcuni anni, anche noi del Soccorso Alpino abbiamo beneficiato e nemmeno poco della sua esperienza. Non è azzardo o retorica dire che è anche grazie a quanto lui ci ha trasmesso che, talvolta, abbiamo annusato per tempo il rischio di distacchi nevosi, slavina o valanga».

«Conosceva la neve come pochi e se adesso non è più a questo mondo non esiste altra motivazione se non quella di un destino strano, spietato e quasi beffardo. La fatalità esiste: va messa in conto, su una strada, in montagna, al mare. Non si era mai verificato un distacco nevoso di tale portata in quel punto del Corno alle Scale. Cesare conosceva ogni pendio, negli anni si era costruito una mappa mentale delle zone a rischio, quelle dove la montagna ad ogni inverno era immancabilmente solita scrollarsi neve di dosso. Non ci sarebbe mai e poi mai passato in pendii con neve primaverile instabile. Sentirlo additato di colpe, addirittura di scelleratezza, offende lui, la montagna e chi la frequenta se non addirittura la vive ogni giorno! Certo, esistono anche situazioni (specie nel periodo dei funghi…) dove la gente va a pericolarsi, circostanze dovute a zero conoscenza della montagna nei suoi rischi che oggettivamente ha ed in quelli derivanti dal soggetto che la frequenta. Non è il caso di Cesare, davvero no! Non è il caso di un uomo che sin da ragazzo praticava sci alpinismo: scrupoloso, responsabile, attento e con quel gradiente di istinto che lo portava a sospettare della neve quando altri non sembravano mai aver diffidenze».

«Non è il primo e nemmeno l’ ultimo a morire per mano della democratica legge della pendenza. Restano le sue dritte che, ora più di ieri, serviranno a chi per passione, soccorso o altro si recherà in montagna di inverno. Dritte che il Club Alpino Italiano e il Soccorso Alpino cercano di dare a chi decide di andare in montagna, con corsi di escursionismo estivo o invernale e, soprattutto, recandosi nelle scuole con il progetto Montagna Sicura. Perché lassù, se c’è qualcosa di necessario questa è la conoscenza. E Cesare ne aveva. In abbondanza. Anche se poi, la fatalità… Il resto sono solo parole al vento. Meglio tacere, che in questi casi sono davvero poche, se non del tutto inesistenti, le parole più meritorie e adatte del silenzio».