I collettivi si picchiano a sangue

Mezzogiorno di fuoco in via Filippo Re tra Cua e Hobo

Lo spazio teatro delle botte: la scalinata macchiata di sangue

Lo spazio teatro delle botte: la scalinata macchiata di sangue

Bologna, 19 febbraio 2015 - Botte da orbi, schizzi di sangue, caschi che volano, un’auto danneggiata e un attivista all’ospedale. Mezzogiorno di fuoco al campus universitario di via Filippo Re, dove si sono affrontati almeno una dozzina di giovani appartenenti ai collettivi universitari Cua e Hobo, fra cui alcune ragazze.

I due gruppi, entrambi di sinistra, negli ultimi giorni sono arrivati ai ferri corti per questioni territoriali e la scena da Far West di ieri è stata solo l’epilogo di un’escalation di tensione. Sul posto sono intervenuti gli agenti delle ‘volanti’ e un’ambulanza del 118 che ha soccorso Loris Narda, leader di Hobo, già ferito nell’assalto all’auto del segretario leghista Matteo Salvini lo scorso 8 novembre. ne avrà per 30 giorni. Anche la macchina danneggiata appartiene a una delle due fazioni in lotta. Sull’episodio indaga la Digos, che potrebbe ottenere preziose indicazioni sull’identità dei contendenti dalle immagini delle telecamere interne del plesso universitario.

Ad accendere la miccia fra il Collettivo universitario autonomo e i cugini rivali è stata la concomitanza fra due eventi organizzati per questa sera in zona universitaria. Il Cua ha programmato in piazza Verdi alle 19,30 un aperitivo per festeggiare cinque attivisti storici che rientrano a Bologna dopo l’attenuazione delle misure cautelari relative agli scontri con la polizia del 27 maggio 2013. Nella stessa serata Hobo invita gli studenti alle 21 a un Trash party di autofinanziamento in via Zamboni 38, da anni feudo pressoché incontrastato del Cua, che non ha gradito la sovrapposizione. L’incontro-scontro di ieri, se doveva servire a un chiarimento, non sembra avere raggiunto lo scopo.

Che la situazione fosse tesa era apparso evidente con la diffusione di un comunicato, riportato l’altra sera dall’agenzia Dire e attribuito al Cua: «Di fronte alla nostra richiesta di posticipare una loro festa di autofinanziamento programmata in via Zamboni 38 – si legge nel testo – Hobo ha deciso di fregarsene dell’attacco in essere alle lotte e ai percorsi a loro modo storici del conflitto in zona universitaria, pensando evidentemente solo ai loro interessi di gruppo».

E questo, per il Cua, «è un fatto di una gravità inaudita». «Queste – prosegue il documento – non sono relazioni che possiamo definire solidali. Ognuno si assumerà le proprie responsabilità». Toni altissimi e inediti, nel linguaggio dei movimenti, dove solitamente i panni sporchi si lavano in casa. I nervi in via Zamboni e dintorni sono a fior di pelle, anche perché l’Ateneo ha annunciato provvedimenti radicali nei confronti dei giovani del Cua, dopo il blitz nel corso di una riunione accademica in cui si discuteva delle occupazioni e la rottura di una vetrata durante l’ennesima serata del gruppo nella facoltà di Lettere.

È già la seconda volta in meno di un mese che i collettivi vengono alle mani per frizioni sull’uso degli spazi di via Zamboni 38. Che, detto per inciso, sarebbe patrimonio di tutti gli studenti dell’ateneo, politicizzati o meno. La sera del 22 gennaio si erano presi a cazzotti gli stessi ragazzi del Cua e quelli di Làbas, collettivo vicino al centro sociale Tpo.

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