Apparat: "Così sono entrato nell’anima del giovane favoloso"

Intervista al musicista che aprirà il festival roBOt al Comunale

Apparat è il nome d’arte del musicista tedesco Sascha Ring. Vive e lavora a Berlino. Nel 2006 ha collaborato con Ellen Allien nell’album ‘Orchestra of Bubbles’

Apparat è il nome d’arte del musicista tedesco Sascha Ring. Vive e lavora a Berlino. Nel 2006 ha collaborato con Ellen Allien nell’album ‘Orchestra of Bubbles’

Bologna, 3 luglio 2015 - CON LE SUE partiture elettroniche, dal forte sapore evocativo, ha contribuito a restituire al ‘consumo’ contemporaneo Giacomo Leopardi, facendone un sofferto eroe pop. Apparat infatti – vero nome Sascha Ring –, dj e compositore tedesco è l’autore della colonna sonora de Il giovane favoloso di Mario Martone. Un’attività, quella di compositore per il cinema e il teatro (ricordiamo anche Guerra e Pace nel 2013) che divide con le serate techno nei club di tutto il mondo e che porterà al Teatro Comunale il 20 settembre, nella data di apertura del festival roBOt, che proseguirà poi, dal 7 al 10 ottobre con tanti live negli spazi della Fiera.

Apparat, quale è la differenza principale, per lei, tra lavorare alla composizione di una colonna sonora e registrare un suo album solista?

«La differenza sta nell’origine del lavoro. Se devi scrivere una colonna sonora, la tua autonomia deve sempre conciliarsi con le idee del regista. E’ lui in questo caso il vero creativo e le sue indicazioni sono la base sulla quale sviluppare il lavoro. In molti casi il regista cerca da te una prospettiva diversa dalla sua e quindi è aperto all’ascolto, apprezza il fatto che tu possa avere delle idee originali rispetto alla sua concezione della trama. Perché sa che questo contribuirà a fare del suo film un’opera migliore. E così la composizione di una colonna sonora diventa una grande esperienza. Nel peggiore dei casi, invece, tu sei chiamato soltanto a prestare un servizio. Per quel che mi riguarda, cerco di tenermi lontano da rapporti che si sviluppano così. Un’opera su commissione deve comunque essere un’opera di Apparat».

Quindi una colonna sonora è un lavoro con piena dignità artistica, con una sua vita, non solo una componente necessaria di un film?

«Io credo che una colonna sonora sia comunque sempre parte di un film. Deve esserlo e deve rispondere alle idee del regista. L’aspetto interessante è trovare, e sviluppare, lo spazio tra la visione del regista e la tua. Bisogna riuscire a fare la propria musica senza trascendere le coordinate del regista. Può essere fantastico, a volte, fare qualcosa di completamente differente e sorprendere tutti. Ma non c’è, ovviamente, una formula da usare sempre».

Come ha composto la musica del film di Martone?

«E’ stato un lavoro ricco di soddisfazioni e anche semplice. In buona parte le musiche sono riletture del mio disco Krieg und Frieden e Martone è stato bravissimo a trovare sempre i momenti giusti per inserirle. Io le ho confezionate con una nuova veste per le diverse scene e ho anche scritto del materiale inedito. Mario sapeva benissimo quello che sarebbe stato utile per il suo film. Si è trattato di una autentica partnership artistica. Un lavoro fatto insieme, con uno scambio continuo di informazioni e di idee».

E quali sono state le fonti di ispirazione per queste musiche?

«Le immagini dovrebbero essere l’ispirazione principale, ma io credo che il processo creativo deve iniziare prima, con lunghe conversazioni con il regista. La situazione ideale è fare una stesura delle musiche ancora prima che sia stata girata qualsiasi scena. Così sarai tu a ispirare il regista. E, soprattutto, riuscirai a eliminare il problema della cosiddetta temp music, canzoni che non c’entrano nulla con la trama e che per comodità molti registi usano durante il montaggio, quando la colonna sonora non è pronta. Se il lavoro del compositore è già avviato, non ci sarà bisogno di ricorrere a musiche di altri, e il film prende subito la sua forma maggiormente definite».

Relazioni tra il suo lavoro e quello di celebrati compositori come Morricone e Rota?

«Loro sono dei geni, io soltanto un artista che lavora con impegno».

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro