Ryanair ’snobbata’ dai giovani disoccupati, Ichino: "Si vede che preferiscono il mare"

Il professore di economia politica dell’Alma Mater: "La disoccupazione non sembra costituire un disagio sociale"

Andrea Ichino

Andrea Ichino

Bologna, 14 agosto 2014 - Ryanair vuole assumere, ma i bolognesi non rispondono. Meglio cercare altrove, o pensarci a settembre. «Buon per loro», per Andrea Ichino, docente di economia politica dell’Alma Mater.

Professore, perché?

«Quello di Ryanair non è certo l’unico caso di impresa che cerca lavoratori e non ne trova. La notizia ci conferma che i livelli di disoccupazione in Italia sono preoccupanti per la perdita di risorse produttive che comportano, ma non indicano un grave disagio sociale, contrariamente a quel che si sente solitamente lamentare».

Vuole dire che i 91.170 disoccupati in città e provincia al 30 giugno, di cui 30mila tra i 16 e i 34 anni, sono un problema percepito?

«Mi limito al dato di cronaca. Non conosco i dettagli, ma immagino che Ryanair abbia dato sufficiente pubblicità alla sua selezione. Dobbiamo dedurne che ai giovani disoccupati bolognesi la possibilità di lavorare per Ryanair non merita di essere esplorata, in quanto meno attraente del rimanere disoccupati in attesa di un posto migliore. E questo a maggior ragione quando, per esplorare questa possibilità, tocca perdere un giorno di mare o una serata in discoteca...».

È un giudizio morale, il suo?

«No, nessuna riprovazione morale. Se i giovani disoccupati preferiscono così, buon per loro. Come dicevo la disoccupazione italiana non sembra costituire un problema di disagio sociale. Ma resta ugualmente un segno di inefficienza del nostro sistema produttivo che spreca risorse utili. Le mie ricerche suggeriscono che la preferenza degli italiani per i legami familiari forti sia la causa ultima di questo stato di cose: la famiglia, ovvero, offre un sistema di ammortizzatori sociali che induce i giovani ad attendere il lavoro ideale, coccolati da nonni e genitori, senza far nulla per cercarlo».

Tutte le volte che si dice una cosa del genere, consideri, si scatena un putiferio.

«Eppure se prima della notizia di oggi (ieri; ndr) avrei detto che i giovani bolognesi, grazie alle tutele familiari, non sono disposti a muoversi per cercare lavoro lontano da casa come normalmente accade in altri Paesi, il caso di Ryanair mi segnala un problema ancor più profondo: il welfare familiare addirittura frena la ricerca di un lavoro, perfino quando viene offerto sulla soglia di casa».

Davvero è solo colpa della famiglia? Come spiega i 14.500 giovani laureati disoccupati in città?

«Anche la scuola e l’università, quindi i professori come me, hanno la loro parte di responsabilità. In Paesi in cui le cose funzionano meglio, scuole e università sono autonome e vengono valutate dagli utenti sulla base dei servizi che offrono e dei risultati che ottengono. Tra questi servizi uno dei più importanti è l’orientamento professionale, con il successo occupazionale degli studenti che ne consegue. Ma le scuole e le università italiane fanno pochissimo in tal senso».

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