Sarà davvero 'la volta buona'?

Gaia Giorgetti

Gaia Giorgetti

Bologna, 30 agosto 2014 - «NON FUNZIONERÀ più il meccanismo del sono a disposizione del partito, aspetto che me lo chiedano. Se lo devono togliere dalla testa, anche perché dopo di loro non c’è il diluvio. Voglio un Pd senza dinosauri….», diceva un ancor più giovane Renzi nel 2009 , protestando contro le vecchie logiche del partito che decidevano cariche e candidati in base alle geometria interne: «Preferisco una discussione seria e profonda». POI è arrivata una valanga di hashtag, di slide e di tweet. «Cambiaverso», «lavoltabuona», «cominciamoildomani», «proviamoci». E le parole chiave del rottamatore sono entrate nel nostro vocabolario: cose concrete, coraggio, orgoglio, aria nuova, un Pd non pesante ma pensante. Bene, dobbiamo aspettarci che il prossimo governatore dell’Emilia Romagna (Errani ha regnato 15 anni, è un lungo cammino per un territorio) risponda a questi requisiti di novità. C’è da augurarselo, perché il governo della Regione inciderà, e molto, su scelte strategiche fondamentali e per il territorio e per la nostra città. Il fatto è che, stando a come si è svolta la melina sui candidati che correranno alle primarie e su come questo impasse sia stato risolto con la sfida finale di due uomini di partito, come Bonaccini e Richetti, sembra proprio che anche questa, almeno per noi elettori emiliano romagnoli, non si prefiguri affatto come la «svoltabuona».

SONO CAMBIATE (si fa per dire) le facce, ma lo stile è cambiato? E soprattutto dove sarebbe questo nuovo Pd pensante, che vuole la discussione seria e profonda anziché le logiche di partito, dei dinosauri da rottamare? Oggi come oggi (ma speriamo di cominciare a sentire qualche discorso concreto) quasi nessuno ha capito che idea abbia Richetti di una regione senza mammut, tantomeno quale sia la visione di Bonaccini. Che oltre alle altre cariche ha ricoperto quella di consigliere regionale con la vecchia giunta, proprio quella dello scandalo dei rimborsi ai gruppi consiliari. Che lo sdoganamento sia arrivato da Renzi o che sia frutto di coraggio personale, alla fine può importare anche poco: quel che ancora dobbiamo capire è che idea hanno i due sfidanti della regione emiliano-romagnola nei prossimi dieci anni, che progetto hanno per sanità, area metropolitana, aeroporti e fiere. Altrimenti le primarie e le successive elezioni, meritano davvero l’hashtag renziano: «maddeché».

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