Scuola, la ‘tassa’ del contributo. "Ma senza non andremmo avanti"

I presidi e la quota versata 'volontariamente' dai genitori

Una classe

Una classe

Bologna, 31 agosto 2015 - Come ama dire il preside Maurizio Lazzarini quando tende «il cappello ai genitori: il Fermi senza il vostro contributo volontario sarebbe fermo». E come il liceo di via Mazzini, tutte (senza distinzioni di censo) le altre scuole. Un aiutone extra cui tutti anelano: dalle materne in su. E che tutti rendicontano fino all’ultimo centesimo.

Si va in tilt nello scorrere gli elenchi del ‘cosa abbiamo fatto con il vostro aiuto’. C’è di tutto, dai laboratori di ogni forma e colore alla riparazione dell’impianto elettrico, fino al pagamento di viaggi per gli studenti che vorrebbero-dovrebbero (magari per apprendere una lingua), ma non se lo possono permettere. Euro che arrivano gratis et amore Dei una volta l’anno. E che hanno una destinazione chiara e precisa.

«Non può mai essere obbligatorio questo contributo», premette subito la preside del liceo Galvani, Sofia Gallo, sgomberando così il campo da ambiguità. Inclusa quella che insinua che chi non apre il portafoglio è tagliato fuori. «Assolutamente no. Ci mancherebbe», replica quasi inorridita la preside. Centoquaranta gli euro ‘donati’ dai genitori dei 1.800 ragazzi via Castiglione. «Li usiamo soprattutto per l’arricchimento dell’offerta formativa e in particolare per pagare i lettori per i licei internazionali, ma anche per i corsi di potenziamento in matematica e informatica». E a chi non può «diamo un contributo per i viaggi all’estero o gli stage». Quel budget, osserva Gallo, «supporta tutte quelle attività specifiche che altrimenti non potremmo istituire».

Un centinaio gli euro chiesti dall’Iis Belluzzi Fioravanti (1.400 studenti) destinati all’acquisto di materiale per i laboratori tecnici (da quelli di chimica a quelli di meccanica) e anche a dare un mano a chi vorrebbe andare in gita di istruzione, ma non può. Quasi tutti pagano. Chi non ce la fa, non ce la fa. Anzi, ammette il vicepreside Pietro Aceto, «gli diamo un aiuto noi proprio grazie al contributo. I ragazzi e le famiglie vedono che il loro contributo ‘torna indietro’ sotto forma di servizi, ecco perché ci dicono di sì».

Al Righi i 130 euro dei 1.250 liceali sono stati investiti nel potenziamento dei laboratori e nei lavori di manutenzioni straordinaria del loro impianto elettrico. Con quegli euro, le scuole marciano. Sportelli, progetti, corsi di sostegno, ma anche carta per le fotocopie: senza, anche il liceo Minghetti sarebbe più povero, non solo da un punto di vista economico, ma anche didattico.

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