Serre, arriva il giardiniere di Monet

Enrico Costanza, è il nuovo 'garden curator' delle Serre dei Giardini Margherita

Enrico Costanza ai Giardini Margherita

Enrico Costanza ai Giardini Margherita

Bologna, 3 maggio 2016 - Nel Giardino di Boboli a Firenze, per il Personal Trust in Inghilterra, a Longwood Gardens a Philadelphia, nei giardini di Monet a Giverny. E infine Bologna, da dove è partito nel 2010 e dove è tornato da un mese per curare il verde delle Serre dei Giardini, il progetto di Kilowatt. Enrico Costanza, sei anni fa ha deciso di cambiare vita, lasciando il lavoro di editor, la sua scrivania con computer e la routine urbana bolognese. E qui, nel polmone verde devoto a sostenibilità e eco-progetti che veglia sulle Due Torri, sta portando una piccola rivoluzione floreale che cambierà volto a uno degli spazi più amati della primavera-estate bolognese.

Se la mattina presto, dopo una bella passeggiata, fate una sosta da Vetro, il bistrò immerso nelle trasparenze e con le sedute esterne calate negli spazi che un tempo ospitavano le colture vegetali, potete vederlo al lavoro dentro alla serra piena di semenzai, vasi e vasetti che mostrano il futuro del suo lavoro fatto giornalmente dall’alba al tramonto. Costanza, nel ruolo di “garden curator” che “fa il lavoro sporco” però, ha una grande passione per i giardini del Novecento, smista semi e innaffia piantine, calcola luce ed esposizione al sole, nutrendo la sua visione che regala i primi segni partendo proprio dal bistrò, dove piante volanti allietano i clienti, dalla colazione alla cena. E per Kilowatt ha disegnato le sue proiezioni sulle Serre con una sensibilità botanica unica.

Da cosa è partito per studiare il nuovo aspetto verde delle Serre?

“Parto sempre dalla luce, punto di vista che mi deriva dal soggiorno a Giverny, nei giardini di Monet. Lui diceva che in Normandia la luce è unica. Proprio vero, i cieli sono tersi, la luce è gialla aranciata ed è per questo che si può optare per certe specie di fiori e piante. Da noi invece, la luce è molto forte e tende a uccidere i colori”.

Cosa non pianterebbe mai?

“In generale il colore rosso lo trovo un po’ volgare. Penso a un giardino di rose rosse a mezzogiorno in Toscana… anatema! Poi certo, a un pelargonio rosso nel coccio in pochi sanno resistere, è molto cartolina ma insomma, ci si può passare sopra”.

Quindi, consigli?

“Nella luce molto forte bisogna mettere il grigio. Lavanda, elicrisio, santolina, perovskia, nepeta cataria. Il grigio fa da sfondo e lega tutto, anche in un balcone… fai la base grigia e poi aggiungi i colori”.

L’idea clou per le Serre dei Giardini?

“Vogliamo fare un piccolo orto anche ad uso ristorativo, con basilico, pomodori, cetrioli, zucchine, zucche come la trombetta di Albenga che ha un carattere particolarmente anarchico e se la lasci andare diventa gigante, se la metti per terra striscia e si attorciglia. E’ ottima da piccola. Poi il sedano rosso di Orbassano, una varietà di cetriolo che sa di limone ed è ottimo per il Moscow Mule e infine i luppoli che danno l’amaro alla birra ma se hanno gli alfa-acidi bassi sono ottimi per tisane e cocktail e se messi nei cuscini fanno dormire. Ci saranno anche le viti americane alla gabbia dei leoni e davanti alla cucina la Lonicera japonica dai fiori profumatissimi, perché il ristorante ha bisogno di una copertura sempreverde”.

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