Venerdì 26 Aprile 2024

Sgarbi furioso: "Ora basta, ci vuole decoro. Querelo tutti"

Il critico reagisce all'attacco alla mostra 'Da Cimabue a Morandi', che aprirà i battenti il 14 febbraio a Palazzo Fava

Vittorio Sgarbi (Lapresse)

Vittorio Sgarbi (Lapresse)

Bologna, 1 dicembre 2014 - Dopo le polemiche arrivano le carte bollate. La grande mostra ‘Da Cimabue a Morandi’, curata da Vittorio Sgarbi, che aprirà i battenti il 14 febbraio a Palazzo Fava, continua a suscitare veleni. E ora è lo stesso Sgarbi a chiamare l’avvocato e querelare i suoi detrattori per diffamazione.

In questi giorni sta girando in ambienti universitari un appello per bloccare l’esposizione. Tra le tante firme in calce ci sono anche quelle di Carlo Ginzburg, ex professore di Storia moderna all’Alma Mater, e di Pierluigi Cervellati, architetto e urbanista bolognese. L’appello è stato promosso da Daniele Benati di ‘Italia Nostra’, colui che per primo ha puntato il dito contro Genus Bononiae e Vittorio Sgarbi.

«Voglio dire cose definitive – attacca Sgarbi mostrando la denuncia-querela –. Al di là delle polemiche legittime, occorre un po’ di decoro». Il critico d’arte se la prende con la definizione della mostra data da Benati. ‘La mostra, priva di qualsiasi disegno e della benchè minima motivazione scientifica, è un insulto alle opere, trattate da soprammobili; all’intelligenza del pubblico; alla memoria di Longhi e di Arcangeli - e naturalmente un attacco ai musei - con la colpevole connivenza di chi li dirige’, dice quella lettera.

Il pomo della discordia pare che sia lo spostamento di un’opera di Raffaello (L’estasi di Santa Cecilia) dalla Pinacoteca a Palazzo Fava, così come molte altre opere che saranno temporaneamente prelevate dai luoghi tradizionali per concentrarle nella sede museale. «Ma quando Giotto fu spostato al palazzo Medievale o il Cimabue della Chiesa dei Servi fu utilizzato per la mostra sul ’200, nessuno ha detto nulla», fa notare Sgarbi. Così come Italia Nostra non sollevò polemiche sull’esposizione della Ragazza dall’orecchino di perla a Palazzo Fava, ben lontano da casa.

L’ex politico è disposto anche ad ammettere che è d’accordo «che le opere non vadano spostate in genere, ma se spostandole riesci a raggiungere un pubblico più grande che poi le va a cercare nelle pinacoteche e nei musei, allora hai raggiunto un obiettivo». Che è rendere celebre l’interezza dell’arte bolognese ed emiliana. «Io esporrò un Niccolò dell’Arca della mia collezione», fa un esempio Sgarbi.

Ciò che lo stupisce di più però è che le critiche arrivino proprio da Benati: «Molte delle opere che saranno esposte vengono da collezioni private e sono state periziate da lui stesso. Poi potremmo discutere sul fatto che un professore ordinario faccia perizie per mercanti privati: credo sia discutibile da un punto di vista morale».

Ma secondo Sgarbi il punto in questione è molto meno ‘aulico’ di quanto venga presentato: «In realtà il problema è che la voleva organizzare lui».