Giovedì 25 Aprile 2024

Società editrice 'Il Mulino': i soci danno il via libera ai tagli

Manovra lacrime e sangue: metà dei dipendenti della Carocci verso la mobilità

Il presidio  dei lavoratori  della società editrice Il Mulino

Il presidio dei lavoratori della società editrice Il Mulino

Bologna, 11 gennaio 2015 - Un'assemblea straordinaria, al sabato mattina, per «ribadire la piena autonomia decisionale della società editrice Il Mulino» e dare il proprio placet alla cura dimagrante, pur auspicando un maggiore rispetto per i dipendenti. Ieri i soci dell’associazione Il Mulino si sono visti in Strada Maggiore di buon’ora e al gran completo. Tra loro, anche l’ex premier Romano Prodi. All’ordine del giorno c’era l’approvazione del complesso piano di rilancio aziendale presentanto lo scorso dicembre dall’ad Giuliano Bassani.

Una ristrutturazione profonda e non certo priva di sacrifici, anzi. Al raddoppio di capitale sociale, con il versamento di 1 milione e 175mila euro da parte degli azionisti, faranno seguito infatti lo scorporo dell’attività editoriale (compresi i 14 dipendenti) e un duro piano di razionalizzazione alla controllata Carocci che si alleggerirebbe della metà dei dipendenti. Salvi i primi, visto che la Edimill, la nuova società, sarebbe controllata al 100% da Il Mulino e nessuno perderebbe il posto. Sommersi i secondi, visto che i 17 esuberi alla Carocci equivarrebbero ad altrettante mobilità.

Una manovra lacrime e sangue che ieri i professori, fondatori e proprietari della storica casa edistrice, hanno evidentemente ritenuto necessaria. Infatti hanno detto sì. Riconfermando «all’unanimità piena fiducia nei rappresentanti e nei vertici della Società editrice Il Mulino», ribadendo «la loro capacità di fronteggiare la crisi del mercato editoriale, alla quale si sta rispondendo con esiti positivi» pur invitando «gli organi dirigenti a operare ogni sforzo per mantenere aperte relazioni costruttive con i lavoratori e i sindacati» nell’auspicio che «venga potenziata l’attività di valorizzazione delle risorse umane». Tiepidi i sindacati, Slc-Cgil in testa che continua a nutrire dubbi sull’operazione. L’attenzione, insomma, torna ora al tavolo sindacale.