Bologna, 7 ottobre 2010 - ANCHE se ha solo poco più di trent’anni, vanta già un curriculum di tutto rispetto nel mondo del teatro, del cinema e, soprattutto, delle fiction. Nel 2006 ha prestato il suo volto a Gesù di Nazaret nel film per la tv ‘L’inchiesta’ del regista Giulio Base, mentre, tre anni prima, aveva esordito sul piccolo schermo nella fiction ‘Maria Goretti’, interpretando il ruolo tragico di Alessandro Serenelli, l’omicida della santa di Corinaldo. L’attore Fabrizio Bucci, classe 1979, sabato sarà tra i relatori dell’incontro gratuito, organizzato dal Resto del Carlino all’hotel Carlton, sul rapporto tra uomini ed emozioni. Proprio lui che, scegliendo d’indossare la maschera dell’interprete, ha innalzato la trasmissione delle passioni, dei dolori e dei sentimenti a ragione della propria vita.


Bucci, che cosa significa per un attore comunicare emozioni al pubblico?
«L’urgenza di condividere il proprio vissuto appartiene a ciascuno di noi. Non ne possiamo fare a meno. Sul palcoscenico o davanti alla macchina da presa l’interprete si fa carico del bisogno di comunicare la storia e il sentire di un personaggio al centro della trama. Il bravo attore è quello che riesce a far arrivare alla gente queste emozioni».


Nella vita privata si dice che gli attori siano molto introversi. Un gigante come Vittorio Gassman aveva la fama di timido e fragile. Anche lei non fa eccezione?
«Mi ritengo una persona abbastanza chiusa. Non sempre nella vita quotidiana trovo il modo di comunicare le mie emozioni, sia che queste investano l’amicizia, l’amore o i rapporti personali in generale. Per tenere a bada l’urgenza di comunicare spesso mi trovo ad imbastire una grande conferenza di personaggi che animano il mio inconscio».


Il risultato è una sorta di condivisione introspettiva?
«Nel momento in cui è inibita la comunicazione verso l’esterno, non ci resta che rifugiarsi nella nostra interiorità a chiacchierare con i fantasmi della nostra immaginazione».


Il 17 ottobre andrà in onda la nuova fiction di Rai 1 ‘Terra Ribelle’ di Cinzia Th Torrini. Lei è tra i protagonisti dello sceneggiato. Può raccontarci qualche spunto della trama?
«E’ un film epico in sette puntate, ambientato nella Maremma del 1870, quando il nostro Paese era in quella fase di transizione tra l’Italia dei piccoli regni e l’unità nazionale ancora solo sulla carta. La storia mette al centro la forte amicizia tra due butteri, interpretati da me e dall’attore argentino Rodrigo Guirao. Il loro legame entra in crisi a causa dell’amore di entrambi per la stessa donna. Il resto è da gustare davanti alla televisione».


Anteprime a parte, che emozione le ha fatto recitare per una cineasta che, con la fiction ‘Elisa di Rivombrosa’, ha lanciato attori del calibro di Vittoria Puccini ed Alessandro Preziosi?
«Cinzia è una regista straordinaria, capace di preparare al meglio gli attori giovani. Girare una fiction con lei è stata un’esperienza importante sia sotto il profilo umano che lavorativo, da conservare con cura nella valigia dell’attore».