Bologna, 24 gennaio 2011 - UN PASSO innanzi all’altro, lento, misurato. Guido Ferrarini, che ha preso in carico la ripresa del Duse, è entrato in scena quasi di soppiatto di fronte ad una sala piena di pubblico, come non si vedeva dai tempi d’oro del teatro, per la sua ‘Lectura Dantis’. Piene la platea e le gallerie, di bolognesi che sono accorsi a frotte a testimoniare che il legame del teatro con la città è ancora più vivo che mai.
Quando l’attore ha iniziato a leggere i versi del sommo poeta, in una scenografia minimale rappresentata da un drappo di tulle colorato sospeso sul palco, non volava una mosca. La voce all’inizio sommessa si fa via via più sicura man mano che ripercorre l’immaginario dantesco dal canto di Paolo e Francesca all’incontro con Ulisse o il conte Ugolino. Le note dell’organo di Bruno Zagni hanno accolto i presenti sin dall’ingresso in sala ed hanno intervallato la lettura dei brani restituendo alla rappresentazione un’atmosfera quasi sacra e trasformandola, per usare le parole di Giorgio Celli, «in una messa poetica». Lo stesso Celli commentava via via le Cantiche. Nessun politico tra i presenti. Un segnale che, per Giuseppe Chili, direttore generale della Fondazione Del Monte, è inequivocabile. «Finché le cose non saranno chiare —ha spiegato — nessuno ha voglia di impegnarsi. Tuttavia vedere la platea così piena è una testimonianza collettiva di fiducia e di incoraggiamento a non far morire questo teatro».

VARIEGATO il pubblico per cui era previsto l’ingresso gratuito. «Siamo stati abbonati del Duse — spiegano Lia e Francesco, una coppia di pensionati — dal 1997. Eravamo dei fedelissimi, ci piaceva tanto venire qui. Ci piacerebbe che continuasse così». «Con il Duse —racconta l’attore Aldo Sassi della compagnia Teatroaperto—– mi sono avvicinato al teatro». Tra il pubblico, in prima fila, anche Stefano Degli Esposti, amministratore unico della Dems Teatro, proprietaria della sala che l’ha concessa, in questa fase “di rianimazione”, ad affitto zero. «La nostra famiglia possiede questa sala dal 1945. E’ bellissimo stasera rivedere la sala così piena come non succedeva da tempo».