Bologna, 17 aprile 2013 - LE BORSE dell’acqua calda non le fa più scoppiare per mancanza di materia prima. «Adesso ormai i cinesi le fanno elettriche e quelle di gomma non si trovano più. Però ne ho una piccola scorta...». Forse con la malcelata speranza che la tv torni ad accorgersi di lui come fece nell’aprile di tre anni fa Italia’s Got Talent. Anche perché nonostante le 70 primavere che scoccheranno venerdì, Beppe Maniglia, la forza e il fiato per compiere l’impresa li ha ancora integri. Probabilmente per merito di quei brodini Milupa e Plasmon che costituiscono i frugali pasti serali di un vegetariano convinto, culturista della prima ora e salutista di ferro. «Ultimamente ho scoperto anche il finocchio, ne mangio mezzo al giorno».

 

Immune dalla fascinazione esercitata da Bacco e Tabacco, confessa che invece con Venere la frequentazione è ancora piuttosto assidua («le donne sono il mio unico vizio»). Oltre la chitarra, ovviamente, che per qualcuno sa addirittura maneggiare meglio di Bruce Springsteen. «Del resto quand’è venuto a Bologna nel 2006, è uscito dal Baglioni apposta per venire in piazza a comprare i miei cd». Già la piazza.

 

Tra Palazzo d’Accursio e il Nettuno monta ogni sabato e domenica il suo palco e un impianto da 5000 watt di potenza che porta a spasso sulla sua moto, la storica Harley Davidson dell’80 («La pagai sei milioni, come tre appartamenti») ma anche l’Honda Valchiria o la Ducati o la Guzzi che l’hanno accompagnato in tutti questi anni di carriera che d’estate si dipana in Rivera, a Cattolica, in piazza I Maggio. «Ma non chiamatemi busker, mi offendo». Di più. Beppe ne disprezza l’allure male in arnese da mendicanti o quasi. «Anche tra chi fa musica in strada ci vorrebbe una qualifica. Ma ormai poco m’importa di tutto. Il futuro sarà presto o tardi dentro uno tomba e io che non ho proprietà tranne la moto e un camper, darò tutto agli amici».

 

UN’OMBRA di malinconia che all’apparenza contrasta con l’aria da macho ben conscio di sé che il personaggio trasuda e non fa nulla per smentire, anzi alimenta con tenacia: «Una volta a Cannes vendetti 10.000 dischi in dieci giorni». E tutto sommato, se solo fossero stati maturi i tempi, quando nel 2009 si candidò a sindaco con la lista Maniglia Muscolosa, poteva diventare un Grillo ante litteram. «Furono Zap e Ida a convincermi e la gente prese la mia proposta con entusiasmo. Mi telefonavano perfino da New York per sostenere le mie idee. E le firme che raccolsi erano tutte autentiche».

 

Fallita la carriera politica («A questo giro non sono nemmeno andato a votare»), rimangono le ambizioni musicali («Non sarebbe male un giretto all’estero il prossimo anno») e il trasferimento del logo dall’agorà alla discografia (è così indie da registrare in uno studio aperto con un amico le sue composizioni che pure vendono alla grande anche in tempi di crisi del mercato discografico). «Certo, mio padre, famoso oboista, si rivolterà nella tomba ma se mi chiamo Maniglia è anche per il tocco di vibrato che trasferisco alla chitarra e che nessun altro può vantare». Il resto del tempo lo passa in palestra, allo Sport Village in San Donato. «Per i giovani sono stato un esempio tanto che molti mi scrivono di aver imboccato la retta via dopo un inizio difficile proprio guardandomi». A suo modo, un idolo. In acciaio Inox 70.

di LORELLA BOLELLI