Bologna, 13 marzo 2014 - COSA significa per una donna bella e bionda rinunciare alla vanità e trasformarsi in ‘zdàura’ con tanto di cuffietta, guanti di gomma e matterello d’ordinanza? “Co-mo-dis-si-mo”, scandisce senza ombra di dubbio né di rimpianto Maurizia Cocchi che da qualche anno ha appeso al chiodo tacchi e make-up per interpretare la massaia doc Onorina Pirazzoli («Però quanti complimenti quando torno nei miei panni!»).

Il volto del personaggio ideato da Gabriele Bernardi e Emilio Pieraccioni è ormai quello dell’attrice alla quale una decina di anni fa è «partita la brocca per il teatro». «Ero di quei bolognesi che non amavano particolarmente la città», rivela la Cocchi. Amore che si è consacrato con le visite guidate di Vitruvio (info: 345 3608751, www.vitruvio.emr.it) condotte da Onorina che hanno costretto l’attrice anche ad imparare il dialetto: «Avevo appena finito un corso di dizione, ero così fiera di aver pulito la cadenza bolognese… e invece».

Essere Onorina è anche tanto liberatorio: «Pare che nella comicità non ci sia spazio per la bellezza, se una è carina sembra che non possa far ridere. Una zdàura invece può dire quel che vuole».
Intanto eccole a confronto. Maurizia e Onorina si svelano in questa ‘doppia’ intervista.

Nome.
«Maurizia Cocchi».
«Onorina Pirazzoli».

Età.
Maurizia: «Mi sono affezionata ai 36, li ho appena festeggiati per la quarta volta».
Onorina: «Senta mò, l’età non la dico, mo mica per far la civettuola, mo perché mentre che davo una mano a Noè a costruire l’arca ho battuto la testa contro un tabbione e mi ricordo più poco del passato».

Professione.
M.: «Attrice, presentatrice, speaker radiofonica... una precaria insomma».
O.: «Oooh beh, qui la faccenda si farebbe lunga vero, di ciappini ne ho fatti, mo se vogliamo andare proprio sul classico direi Zdàura turistica a tassametro in carriera con specializzazione in sguratura portici».

Quanto si sente bolognese da 0 a 10?
M.: «Di cognome faccio Cocchi e da parte di madre Morandi, copriamo la provincia da generazioni, può bastare?».
O.: «Chi me? Forse mi voleva chiedere quanto è Onorinese Bulaggna? Quando son arrivati i cosiddetti Villanoviani mi han dovuto chiedere, è permesso?».

Il luogo di Bologna preferito.
M.: «Ne ho scoperti parecchi, Bagni di Mario, campanile di San Petronio, ma quando sono di pessimo umore vado a camminare a San Luca».
O.: «Le fogne! Cioè, non mi fraintenda, i sotterranei dell’Aposa. Sa ciò un fisico da umido io».

Il suo motto.
M.: «Vivi e lascia vivere».
O.: «Boia d’una scodella vuota!».

Vacanze: mare, montagna o città?
M.: «Le mie vere vacanze sono state quelle nelle giungle e non erano metropolitane».
O.: «Dovilio m’ha portato in viaggio di nozze a Camugnano, poi non son più stata all’estero».

Bellezza: quante volte va dal parrucchiere?
M.: «Quando vesto spesso i panni della zdàura è perfettamente inutile andarci ma confesso che i guanti ad Onorina sono spuntati in un periodo in cui volevo nascondere unghie lunghe e coloratissime».
O.: «Due volte a settimana, per dar lo straccio».

Come se la cava ai fornelli?
M.: «I miei ospiti son sempre tornati alle mie cene sani, salvi e volentieri».
O.: «A me piace dar giù di mattarello, far la sfoglia, piegare i turtlen, ai fornelli ci sta susezza che lò ai pies veder sfrigoler l’oil. Susezza è il mio ninino da compagnia, cioè il mio maiale tuttofare».

Cucina bolognese o esotica... qual è il suo piatto preferito.
M.: «Dipende dall’umore ma a una pizza una birra e un gelato non so dire di no».
O.: «Mo a me piace un po’ tutto, purché ci sia della besciamella e del ragù».

Non uscirebbe mai di casa senza…
M.: «Essermi lavata i denti».
O.: «Il mattarello da passeggio, che trovate in omaggio nel numero 3 di Zdaura Moderna, la rivista in vendita dai migliori callisti».

Film preferito.
M.: «Avrei voluto essere nei panni di Charlize Theron in Monster».
O.: «Perché? Ne han fatti più d’uno? Io ho visto Cabiria, nel 1914».

Cosa c’è di irresistibile nell’altra?
M.: «Mi aiuta a vedere con ottimismo la vecchiaia».
O.: «Chi la Cocchi dice? Ah, non saprei, chi piace il genere sfiancata… Mo però ci invidio che sa guidare, avrei tanto voluto prendere la patente anche io, mo Susezza non ha mai voluto».

E di insopportabile?
M.: «Diciamo che è parecchio invadente e me la trovo in casa anche quando non vorrei».
O.: «Crede di assomigliarmi. Sé, poverina».

La cosa che odia di più in assoluto.
M.: «La sabbia nel letto».
O.: «La lucidatrice».

Chi delle due conosce meglio il dialetto?
M.: «Lei. Nella mia famiglia lo parlavano solo i nonni e l’ho dovuto imparare come fosse un’altra lingua».
O.: «Lei. Me an scur brisa da letto, me a letto ai vagh par durmir».

Un aggettivo per descrivere i bolognesi.
M.: «Spanizzi».
O.: «Petroniani?».

Ha visto “La ragazza con l’orecchino di perla”?
M.: «Ovunque, anche troppo, perfino nelle vetrine dei negozi di abbigliamento».
O.: «Sì, mo deve essere andata in bagno adesso, aveva bisogno?».

Cosa ne pensa?
M.: «Che c’è speranza, se mettono tanto impegno per qualcosa che non ci appartiene, pensa cosa potrebbero fare se imparassero a conoscere la città».
O.: «Beh, penso che ci avesse lei bisogno, che domande».

Se avesse la bacchetta magica, cosa cambierebbe di Bologna.
M.: «Qualche testa».
O.: «Ferrara. La farei un po’ più lontana».

Annalisa Uccellini