Cinema Ritrovato, Bellocchio chiude con l'Odissea di Kubrick

Gran finale al Comunale e in piazza Maggiore

Il regista Marco Bellocchio alla Mostra del cinema di Venezia (Ansa)

Il regista Marco Bellocchio alla Mostra del cinema di Venezia (Ansa)

Bologna, 4 luglio 2015 - Sarà il presidente della Cineteca, Marco Bellocchio, a porre il sigillo alla 29ª edizione del festival Il Cinema Ritrovato. Stasera alle 21,45 il saluto, a conclusione di un’edizione che vola verso le 85.000 presenze in 8 giorni di proiezioni, raccogliendo oltre 2.500 accreditati da 50 Paesi diversi. In cinque sale della città sono passate 427 film delle origini più gli eventi in Piazza Maggiore: «Si vive una sensazione di gioia, di piacere della condivisione di un patrimonio culturale immenso: i 120 anni del cinema», racconta il direttore della Cineteca, Gian Luca Farinelli, che accompagnerà Bellocchio sul palco di Piazza Maggiore. «C’è un pubblico felice, che assiste tanto alle serate in Piazza Maggiore quanto alle proiezioni nelle sale della città con una passione e un fervore che vediamo crescere di anno in anno. E questo, lo possiamo dire, è anche il frutto della continuità del lavoro della Cineteca, capace di ampliare il proprio raggio d’azione culturale, coinvolgendo persone di ogni parte del mondo e di tutte le generazioni».

Dopo il discorso di Bellocchio, ci sarà la proiezione di 2001 Odissea nello spazio di Stanley Kubrick nella rarissima copia originale in 70mm, scelta per l’omaggio ai cento anni di Technicolor, uno dei tanti temi che hanno attraversato la kermesse 2015. E, proprio a proposito di colori, solo pochi minuti prima, alle 20.30 al Teatro Comunale, potremo vedere quelli splendidi del nuovo restauro digitale di Rapsodia satanica. Diva tra le dive, Lyda Borelli: non poteva che esser lei a vestire i panni di una nobildonna che, come Faust, cadrà vittima della diabolica tentazione dell’eterna giovinezza. Film dell’età dell’oro del cinema muto italiano e del divismo femminile (data al 1917), venne girato da Nino Oxilia e accompagnato dalle note di Pietro Mascagni, il primo compositore di casa nostra a cedere al fascino della settima arte e a comporre un’intera colonna sonora che stasera Timothy Brock dirigerà nella versione integrale, così com’è tornato agli originali, vividi colori, la pellicola, sottoposta a restauro digitale. Per stupire ancora una volta, come un secolo fa, gli spettatori. I colori sono frutto di un rarissimo, forse unico, intreccio delle tre tecniche di colorazione dell’epoca, l’imbibizione, il viraggio e la colorazione a mano di singole parti di ogni fotogramma. La doppia metamorfosi della divina Lyda (da vecchia malandata a fresca fanciulla e poi di nuovo a rugosa agé) viene seguita, scena dopo scena, dallo spartito di Mascagni, impegnato a realizzare il teatro totale vagheggiato da Wagner. «Mascagni ha anticipato i tempi di almeno un decennio - sostiene il direttore, bolognese d’adozione e specializzato proprio nella scrittura o riscrittura di partiture per film muti - inaugurando il connubio cinema-musica, sincronizzando suoni e immagini anche se in questo caso manca del tutto la velocità d’esecuzione». E così i tempi vengono dati proprio dalle inquadrature e dalle scene di Oxilia, già regista di Sangue Bleu, con l’altra diva Francesca Bertini, e poi tra i morti sul fronte della Prima Guerra Mondiale sul Monte Grappa proprio nel 1917, anno in cui il film uscì.

Un Nino Manfredi esordiente, vestito da giullare nel cortometraggio Signori chi è di scena? del 1951, è invece l’altra chicca scovata dalla Cineteca e presentata alle 17,30 al Lumière. L’attore è protagonista insieme a Salvo Randone, Bice Valori, Rossella Falk a Anna Proclemer, tutte guidate dal regista Leonardo Cortese.

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