Bologna, 13 dicembre 2012 - LA COSA che Gian Paolo Testa, da 53 anni presidente della Mostra del cinema libero di Porretta, ancora ricorda di quella serata di 40 anni fa fu l’uscita sdegnata dalla sala di tre coppie alla vista della celeberrima scena del burro. Ci furono mormorii e sconcerto, ma anche molti applausi la notte del 15 dicembre 1972 al cinema Kursaal di quel paesino aggrappato all’Appennino bolognese per la proiezione in anteprima assoluta di “Ultimo tango a Parigi”, il film di Bernardo Bertolucci che avrebbe poi incontrato tante tribolate vicende giudiziarie. Erano stati il produttore Alberto Grimaldi e lo stesso regista, alla luce della scabrosità di alcune sequenze, a scegliere la Mostra di Porretta per l’anteprima nazionale. «E non solo - spiega Vittorio Boarini, segretario dell’allora commissione cinema del Comune di Bologna che organizzò in qualche modo l’evento - perché il festival godeva di una fama sufficiente eretica quanto perché quella zona era di competenza del tribunale del capoluogo emiliano allora famoso per la tolleranza dei giudici». E non si sbagliarono.
 

Adesso, a quattro decenni di distanza, Porretta vuole ricordare “quella volta”. Domani e sabato si tiene una ricca due giorni che va dalla proiezione di materiali cinematografici d’epoca (compreso “Stazioni di Tango” realizzato nel ’99 da Tatti Sanguineti) a tavole rotonde (Bertolucci interverrà in collegamento da Roma) fino alla visione della storica pellicola interpretata da Marlon Brando e Maria Schneider sempre nel cinema Kursaal. Ieri come oggi. Come finì la faccenda è cosa nota. Brusii e ovazione quella sera in platea alla presenza di un soddisfatto Bertolucci e qualche giorno dopo l’implacabile denuncia di un anonimo spettatore bolognese e il sequestro del film. Qualche gola profonda sostenne addirittura che fosse stata la stessa produzione ad accendere la miccia in cerca di pubblicità. Ma di quella maldicenza non ci fu mai alcuna prova. Il tribunale di Bologna non deluse le presunte aspettative e nel febbraio del ’73 assolse la pellicola perché «opera d’arte».
 

«FURONO udienze anche divertenti - ricorda Boarini, che sarebbe diventato poi lo storico direttore della Cineteca bolognese -. Ricordo l’usciere che urlava nel corridoio “Marlone Brando contumace”». Il calvario di “Ultimo tango a Parigi”, giudicato due volte osceno e due volte capolavoro, sarebbe stato però ancora molto lungo. Fra roghi annunciati e copie messe in salvo bisogna aspettare il febbraio dell’87 per arrivare al proscioglimento definitivo della disperata storia d’amore parigina consumata fra appartamenti vuoti e sale da ballo. L’imminente due giorni avrà certamente un sapore nostalgico: la Mostra di Porretta, che non volle mai venire a patti con il “consumismo” del festival di Venezia e che fu per molto tempo invisa all’allora Pci, ha accolto negli anni ospiti di riguardo come Zavattini e i Taviani. Bernardo Bertolucci, che ne era un ospite abituale, non poteva pensare a un luogo migliore per far partire l’odissea del più celebre dei suoi tanti, bellissimi, film maledetti.
 

Claudio Cumani