Bologna, 24 aprile 2013 - E’ IL NOME che viene pronunciato con più insistenza per il concerto clou dell’estate al Parco Nord, ormai trasformato da luogo impersonale a location ideale per contenere il pubblico delle grandi occasioni, dopo che ci sono passati i Radiohead e gli hanno lasciato una “reputazione”. E così, pare proprio che sarà Manu Chao a ricreare quella magia che in tanti hanno vissuto lo scorso settembre in via Stalingrado. O almeno a portare una folla da sold out che, nel caso di Mr. Clandestino, non è per nulla difficile.
 

Manu Chao dovrebbe arrivare in città nei primi 15 giorni di luglio, giusto in tempo per tenere a battesimo degnamente anche il parco Joe Strummer (non più Nord, quindi), dedicato al leader dei Clash. Insomma, se Lele Roveri, patron del tendone principe di questa Bologna diffusa, poteva sperare di veder realizzato un sogno, sicuramente si chiamava Manu Chao. Il che non è per nulla un segreto visto che già nel 2011 aveva scritto nella lista dei desiderata per i 20 anni del club, il live di questo artista. Emblema del musicista al di fuori degli schemi discografici, che ha personalmente ribaltato già tanti anni fa, molto prima dell’avvento delle strategie musicali digitali che ormai bypassano le agonizzanti multinazionali, Manu Chao è il simbolo della battaglia anti-global, soprattutto dopo il concerto anti G8, cui partecipò nel 2001.

Nello stesso anno suonò a Bologna, forte dell’uscita del secondo album Próxima Estación: Esperanza e ancora nel mito del suo primo e dirompente disco Clandestino, quattro milioni di copie vendute a suon di ritmi brasiliani, messicani e afrocubani, storie di vagabondaggi sonori ed esistenziali e la title track divenuta nel tempo colonna sonora di un popolo invisibile e ancora ascoltata quotidianamente in tutto il mondo. Un evergreen insomma. Si ricorda ancora quel concerto al Parco Nord, nei giorni del festival Independent Days, con migliaia di persone danzanti e la collinetta piena stipata, proprio come lo scorso anno in occasione di Radiohead.
 

LA DIFFERENZA con la band di Oxford, è forse che il musicista francese non incide un vero album in studio dal 2007 e anche il tour che sta facendo in alcune città europee non è forte di un richiamo discografico. E’ quello che rappresenta a richiamare la gente. Un ideale. Vedremo se saprà ricreare quella serata magica di 12 anni fa.

Benedetta Cucci