LA COMMEDIA è finita. Nel peggiore dei modi. Forse nella maniera più scontata per chi non eserciti l’ottimismo a oltranza sganciato da un qualsiasi appiglio concreto, nella fattispecie tanti soldi e altrettanta buona volontà. Eppure sulla vicenda Duse, il teatro che dopo oltre 400 anni di premiata storia, per la prima volta quest’anno non ha rabberciato una stagione, nessuno vuole assumersi responsabilità nè cantare sconfitta. A cominciare dal commissario del Comune di Bologna, Anna Maria Cancellieri, che ancora ieri ha solennemente negato che il progetto di salvataggio firmato Regione (ovvero la costituzione di un’associazione temporanea d’imprese tra Ert e Nuova Scena) sia fallito: «Purtroppo non è stato trovato l’accordo tra Modena e Bologna per la gestione», è stata la sua disamina. Come dire che a complicare la già scottante situazione - l’Eti, che gestiva il Duse dal ’63, è stato cancellato dal decreto legge n. 78 del 31 maggio - ci si sono messi anche giochi di potere e piccole gelosie tra i traghettatori designati. «Né Modena né Bologna volevano stare l’una sotto l’influenza dell’altra», ha ulteriormente specificato concludendo che di più non si poteva davvero fare.


E COSÌ lo scenario che si apre, appena scoccato il 2011, è quello di una sala che verrà deprivata di tutta la strumentazione tecnica di proprietà dell’Eti che il 5 gennaio inizierà il suo trasloco verso il Valle di Roma, di un organico di 18 persone fisse che saranno reimpiegate negli uffici bolognesi del Ministero dei Beni Culturali e di una decina di precari tra maschere e cassiere che con ogni probabilità rimarranno a spasso visto che il proprietario dei muri e del ramo d’azienda è fortissimamente motivato a non trasformare la sala in altro ma per il momento ha per le mani solo un gentlemen’s agreement con Guido Ferrarini, il patron del Dehon, un piccolo teatro bolognese che gode della sua stima perché riesce a sopravvivere decorosamente pur non potendo contare su grosse somme. Il modello si replicherà anche in via Cartoleria? Per il momento, di qui a giugno, sul palco saliranno compagnie locali che metteranno a disposizione gratuitamente la loro arte per non disaffezionare il pubblico dei vecchi abbonati e, a richiesta, protagonisti di serate ed eventi privati che vogliano affittare una prestigiosa “location” per i loro invitati. Sì, certo, il Duse non chiude. Ma è vita questa vita?