Bologna, 14 giugno 2011 - MA COME VIVE quell’imponente omaggio che Fondazione Carisbo e Cineteca hanno dedicato a lei e a suo marito? Nicoletta Braschi sorride, un po’ intimidita dalla celebrazione della mostra Bob e Nico a Palazzo Pepoli Vecchio: «Diciamo che avverto un lievissimo imbarazzo». E aggiunge: «La cosa importante, però, è che ci siano lavori concreti a sostenere la generosità dell’iniziativa». Nell’ambito degli appuntamenti legati alla mostra-evento (che culmineranno con lo spettacolo benefico di Roberto Benigni lunedì in piazza Maggiore), la Braschi sarà da domani a venerdì protagonista nella Sala Interaction dell’Arena del Sole di Tradimenti, il testo scritto da Harold Pinter nel ’78 e diretto da Andrea Renzi, reduce da una fortunata tournée e in procinto, la prossima stagione, di intraprenderne un’altra. Con lei in scena Enrico Ianniello, Tony Laudadio e Nicola Marchitiello.

E’ la storia di una relazione extraconiugale raccontata dalla fine risalendo al principio. In nove rapide scene (la storia è stata anche un film di successo con Jeremy Irons e Ben Kingsley) si riavvolge il nastro della storia clandestina tra Emma, sposata con Robert, e Jerry, miglior amico dell’uomo, fino al bacio che ha siglato l’inizio del loro rapporto.

Signora Braschi, lei ha studiato all’Accademia D’Amico di Roma ma ha iniziato a fare teatro solo qualche anno fa con un testo spagnolo, ‘Il metodo Gronholm’. Perché ?
«E’ come se mi fossi distratta per 27 anni. E’ vero, mi sono preparata per fare teatro e sono passati decenni senza che me ne accorgessi. Ma il teatro è la mia casa, il mio habitat».

Ha fatto, però, molto cinema...
«Sì, in fondo con Roberto siamo una piccola compagnia teatrale, affrontiamo un film dopo l’altro con uno spirito davvero artigianale».

E adesso è arrivata a Pinter
«Un testo complesso, che analizza la dissoluzione dell’amore nei suoi passi fondamentali. I personaggi sono così bugiardi da assumere identità provvisorie: usano le parole come armi per mettersi a disagio, conquistarsi, distruggersi».

E’ un allestimento molto diverso da quello precedente?
«Il testo di Galceran riguardava il mondo del lavoro, era nel segno dell’impegno civile. Qui ci troviamo davanti a un’avventurosa indagine emozionale. Mi piace che un elemento fondamentale del dialogo sia il silenzio. Pinter dice che il silenzio dona ai personaggi una presenza più grande».

In questo spettacolo tutti i personaggi tradiscono
«Sì, ma Pinter sostiene non tutto deve pesare sulle spalle della donna. In realtà il vero traditore è il tempo: tradisce le leggi della fisica perché invece di andare avanti va indietro, consentendo al futuro di diventare passato e viceversa. Il tempo tradisce anche la memoria: non è importante cosa scopriamo ma quando lo scopriamo».

Nicoletta Braschi ha un ruolo che vorrebbe affrontare in palcoscenico?
«Nora di ‘Casa di bambola’ è uno dei miei sogni. Ma la mia lista dei desideri è infinita».

Lei viene spesso a Bologna?
«Non così spesso da poter esprimere un’opinione. Sono nata a Cesena e da ragazzina questa era per me la città più importante. Anche adesso, quando ci capito, avverto il desiderio di rimanere. A Bologna sento circolare, però, molta intelligenza nell’aria».

Cosa pensa della mostra?
«Roberto ed io siamo onorati. Il nostro apporto è stato minuscolo, essendoci limitati a mettere a disposizione un po’ di materiale d’archivio. Abbiamo visto ricordi, oggetti, manifesti, video: c’è un’idea davvero molto generosa verso il pubblico».

Lunedì sarà in piazza Maggiore per lo spettacolo di Roberto?
«Farò di tutto per esserci».

E il pubblico potrà in futuro vedervi recitare insieme anche sul palco oltre che sullo schermo?
«Chissà... Per ora facciamo cose diverse».