{{IMG_DX}}Con l’avvento della II Guerra Mondiale finisce un’epoca e il dopoguerra ricomincia da Renato Dall’Ara, riconfermato alla guida della società. Nel 46-47 c’è l’illusione di essere tornati grandi: 7 partite senza subire gol con in porta prima Ferrari poi Vanz, ma la netta sconfitta contro il Grande Torino (4 a 0) ci riporta alla realtà e il 5° posto finale non è da disprezzare.

C’è un cannoniere lunatico, estroso e irresistibile nelle giornate di vena: Gino Cappello, che in coppia con il bolognese Cervellati consola con le sue giocate il pubblico bolognese dal susseguirsi di campionati mediocri. Il Bologna si piazza sempre dietro le squadre dell’asse Milano–Torino e in un paio di occasioni si sfiora perfino il dramma della B.

L’acquisto di Pivatelli, che diventa cannoniere nel 55-56 con 29 reti in 30 partite, ed il giovane Pascutti, che al suo esordio segna subito un gol a Vicenza, fanno da contraltare negli anni seguenti a giocatori stranieri che falliscono clamorosamente come Vukas, Maschio e Vinicio; sono gli anni della decisa contestazione al Presidente Dall’Ara che viene sovente accusato di non spendere abbastanza e di gestire la società in modo dittatoriale.