Al fine di meglio illustrare il fenomeno dell’abbandono arbitrale nel basket regionale, abbiamo intervistato la dr.sa Michol Baietta, vincitrice del premio Federbasket Emilia-Romagna con una tesi di laurea su Gli arbitri di pallacanestro tra pratica e disaffezione, lavoro di Sociologia generale per la laurea in Scienze Motorie, discusso con il Prof. Stefano Martelli nell’A.A. 2008-09. Michol, la tua tesi analizza un fenomeno, quello dell’abbandono del servizio da parte degli arbitri, che costituisce un grave problema per la Federazione italiana pallacanestro. Quali sono le ragioni dell’abbandono, secondo la tua ricerca? La mia ricerca ha messo in mostra che gli arbitri abbandonano soprattutto perché non si sentono seguiti dalla Federazione. Nello svolgere oltre un centinaio di interviste ad arbitri ancora in servizio o che avevano già abbandonato, mi son subito resa conto che la mia prima ipotesi, secondo cui la disaffezione dipendesse da un gettone di presenza troppo basso, non era per niente vera. I risultati invece mostrano che la Federazione è troppo poco presente: infatti il giovane arbitro, appena uscito dal corso di formazione, viene abbandonato a se stesso troppo presto; solo nelle prime due partite scende in campo in coppia con un arbitro senior, ma già dalla terza è lasciato solo. Inoltre le lezioni sul campo sono poche, nel corso di formazione prevale la teoria; quindi il giovane arbitro di basket non ha tempo di fare pratica e così, quando scende in campo, è insicuro. Però ciò che più allontana gli arbitri è la maleducazione del pubblico: gli arbitri ne sono vittima durante le partite; ovviamente un giovane alla prima esperienza è emozionato e impacciato, se poi arrivano subito gli insulti non ha certo ragioni per continuare. Alla luce dei risultati della tua ricerca, cosa suggeriresti per contrastare il fenomeno dell’abbandono? Personalmente ritengo che bisognerebbe seguire gli arbitri lungo tutto l’anno proponendo un maggior numero di incontri e meeting, cui invitare non solo i nuovi arrivati. Basti pensare al fatto che un arbitro, anche dopo un anno di servizio, non è ancora entrato in pieno nel meccanismo: quindi tutti troveranno beneficio a frequentare questi incontri. Personalmente ritengo che bisognerebbe concentrarsi di più su temi pratici, e non solo sulla teoria: non basta spiegare i cambiamenti nel regolamento, ma occorre seguire di più quelli in itinere. Abbiamo parlato dei risultati della tua tesi: ma come hai svolto la tua ricerca? Prima di tutto ho cercato di raggiungere sia gli arbitri ancora in servizio, sia gli ex arbitri, tramite il sito internet del comitato regionale della Fip, che offre i loro nomi distribuiti per provincia. Poi ho contattato tutti: agli arbitri ancora in servizio ho somministrato il questionario nel corso di due riunioni organizzate dalla Federazione; invece gli arbitri che hanno abbandonato hanno ricevuto prima una lettera di presentazione, e poi ho inviato loro il questionario, per posta o per via telematica. Nella seconda fase ho raccolto i dati e poi li ho fatti elaborare dal Dipartimento di Scienze dell'Educazione "G.M. Bertin" dell’Università di Bologna “Alma Mater Studiorum”; infine li ho analizzati basandomi sulla teoria sociologica dello sport e delle organizzazioni.

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