IL BOLOGNA c’è, i bolognesi pure. Si erano distratti per qualche tempo, lasciando che la squadra finisse in mani bucate e sbagliate. Chiamati a raccolta da Gianni Consorte, hanno preso posto allo stadio. In tribuna, c’erano facce note e portafogli pesanti. Massimo Zanetti della Segafredo, che l’ultima volta vide il Bologna l’anno scorso a Firenze. Lì vicino stava seduto Gian Pietro Beghelli, che per il calcio non ha particolare passione, ma che in casa ne sente parlare da moglie e figlio (Luca) con spiccato accento rossoblù. Poi c’era Marco Vacchi (Ima) e la sua presenza non è affatto una novità. Anzi, avrebbe destato stupore la sua assenza. Non c’era Maurizio Marchesini, condottiero di Unindustria, ma dietro le quinte aveva avuto modo di dare la sua approvazione e forse anche la sua disponibilità a Consorte. INSOMMA, per una partita di metà settimana contro un avversario bravo e bello, ma non di grande richiamo come il Chievo, una concentrazione di imprenditori di alto, altissimo livello come non si vedeva dai tempi della semifinale Uefa targata Gazzoni. Coincidenze? Quantomeno curiose. Ieri, 8 dicembre, ultimo giorno di un ponte lungo, che apre ufficialmente la stagione sugli sci. Di solito, questi signori il Bologna lo vedono in tv, dopo essere scesi in tutta fretta con gli sci dal monte Cristallo. Invece, niente weekendone, stavolta. Tutti lì, sicuri di una sola cosa: che la loro presenza non sarebbe passata inosservata. Non ora, non qui, dove va in campo la squadra dei «non pagati», la squadra che rischia di sparire e che uno dopo l’altro ha messo già in serio imbarazzo molti imprenditori di casa. Ma con quelli venuti da lontano, come Porcedda e Marras, è andata molto peggio. Oppure non è andata affatto, come con Tacopina (Usa) e con Taci (Albania). LO IMMAGINANO, questi signori, di essere sotto stretta osservazione. E se, pur sapendo come sarebbe andata a finire, si presentano lo stesso, un motivo ci deve essere. C’è. Consorte si ammutolisce, dribbla e scarta, ma è sotto assedio da giorni e fatica a tenere tutto chiuso dentro gli uffici di Intermedia. «Presto avremo qualcosa di serio da raccontare». Presto quando, Ingegnere? «Non adesso, perché sono in riunione». Con chi? Con loro, con quelli che già domani o, al più tardi, all’inizio della prossima settimana, potrebbero finalmente sollevare dall’incarico quell’incredibile Sergio Porcedda, che ancora oggi, a chi finge di credergli, fa sapere di essere pronto a pagare gli stipendi. Sarebbe già tanto se restituisse in fretta i tre milioni di euro che ha prelvato dalle casse del Bologna sotto gli occhi di Marras che, evidentemente, si era distratto un attimo: così facendo agevolerebbe la nascita del nuovo club e la sua uscita di scena. Presto Consorte potrebbe annunciare un parto gemellare. Ovvero, un Bologna organizzato in stile Manchester United, che ha due economie. Una in «rosso», che è quella della squadra e una parallela, in attivo, che si adopera per finanziare i Diavoli. Il Bologna rinascerebbe con la società tradizionale e una che si occuperà di limitare il passivo e che, inevitabilmente, mirerà al nuovo stadio. Zona Caab, zona Parco delle Stelle. Casomai, lo stadio al posto del palazzetto dello sport. Ma il primo obiettivo di Consorte è fermare i giocatori e i tecnici che stanno per chiedere la messa in mora. Indiziato ad avere la maggioranza (con una quota che può oscillare fra il 51 e il 75%) è Massimo Zanetti, trevigiano di nascita, bolognese di adozione, anche lui con un figlio molto partecipe alle vicende rossoblù. Chi conosce bene il proprietario del marchio Segafredo, racconta di un uomo a cui piace decidere. CHI CONOSCE gli altri imprenditori che «casualmente» si sono trovati ieri allo stadio, sa del loro piacere di partecipare alla salvezza e al rilancio del Bologna, senza dover stare con la testa nel pallone. La squadra sarebbe omogenea e ben equilibrata: un signore, Zanetti, disposto ad occuparsi della gestione e gli altri (Vacchi, Beghelli, Marchesini e forse qualche altro nome di peso come quello di Meliconi) pronti all’acquisizione delle quote necessarie per avere in pugno il 100% delle azioni e ripartire senza vincoli e senza il rischio di avere brutte sorprese.

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