Bologna, 6 maggio 2012- Giornate da «io c'ero». All'ultima al Dall'Ara di Marco Di Vaio, alla settima partita consecutiva senza macchia del Bologna, alla gara che e salta Diamanti e che annichilisce il Napoli. Che batosta per De Laurentiis, il presidente che, mentre Di Vaio mostrava la maglietta autografa «Vi porto tutti nel mio cuore» contava i soldi che gli è costato il Bologna. Otto-nove milioni per Britos scuciti l'estate scorsa, più i circa 30 che se ne vanno causa la mancata qualificazione in Champions della sua squadra.

L'ha battuta un Bologna con le lacrime agli occhi. Quelle di capitan Di Vaio, quelle del pubblico che ha salutato un amico destinato a tornare. A fine gara i suoi compagni lo hanno portato in trionfo. Sessantacinque gol in quattro stagioni, tre salvezze e un campionato sopra quota 50, roba che non accadeva da dieci anni: un bottino che giustifica la grande festa. Rosella si chiama la madre del capitano in partenza: conoscendosi, è entrata allo stadio con il fazzoletto in mano e ha iniziato a piangere salendo le scale. Ha smesso solo quando il sipario è calato sul Dall'Ara.

Il pubblico, invece, non ha mai smesso di trascinare Marco verso il gol del congedo in grande stile. Lui ha preso il palo e altre due palle le ha tirate fuori di un nullaa. Niente di grave. La gioielleria Bologna aveva già mostrato il meglio di sè, prima con Diamanti poi con Rubin. Quando si dice le coincidenze.

Il Napoli stentava a crederci: aveva creato cinque occasioni da gol nei primi dieci minuti e aveva visto in Agliardi un super eroe mai considerato tale prima che Gillet si facesse male. Ma al primo affondo era passato il Bologna. Assist di Acquafresca per Diamanti che di solito fa il rifinitore, che a richiesta riesce a improvvisarsi regista e che, stavolta, si è calato presto e bene nel ruolo di centravanti. Inesorabile. E bello, entusiasmante, il suo duello a distanza con Giovinco, l'avversario che più di ogni altro lo proeccupa nella gran corsa alla Nazionale.

Il Bologna, dopo tre stagioni consecutive all'insegna della «salvezza e ringraziare», ha trovato in Pioli l'allenatore del salto di qualità. Un allenatore tanto ispirato, come a Bologna non si vedeva da tempo: doveva rinforzare il centrocampo e ha tolto Acquafresca, ma di centrocampisti in panchina non ce n'erano più, dopo che Taider aveva preso il posto dell'infortunato Perez. Allora ha inserito Rubin (di mestiere, esterno sinistro) e poco dopo il nuovo entrato si è trasformato in Rubinho per scaraventare sotto la traversa il gol del 2-0, quello che ha chiuso la partita e acceso gli animi napoletani. Fallaccio di Zuniga su Morleo, subito si è accesa la rissa e sono scattati due cartellini rossi, per Morleo e Dzemaili. Povero arbitro: Bergonzi, che la settimana scorsa era a Udine, ha dovuto fronteggiare due risse in sette giorni. Lo ha fatto con autorevolezza, stavolta, anche se in tasca gli è rimasto il cartellino che spettava a Zuniga, il provocatore dei fattacci.

Al fischio di chiusura estasi rossoblù, con il lungo e caloroso saluto a Marco Di Vaio, l'uomo c he fu mandato dalla divina provvidenza.

Stefano Biondi