Bologna, 30 giugno 2014 - Oggi, 30 giugno, è il giorno dell’iscrizione. Sarà ammesso alla serie B il povero Bologna?

Ci sono ottime possibilità che lo sia. Se non proprio puntualmente, con qualche giorno di ritardo. Le faccende economiche sono sistemate: grazie alla Banca di Bologna e ai fratelli Romani in particolare (sono stati loro a garantire i due terzi della fideiussione) è stata pagata la marca da bollo da 800mila euro per essere ammessi nella grande famiglia della LegaB e grazie a «Ifis» è arrivato l’anticipo di sette milioni, per pagare stipendi e tasse arretrate.

Adesso manca solo la correzione del dato che non ammette la carenza patrimoniale di cui attualmente soffre il Bologna, il rapporto fra capitale fisso e capitale giocatori. Per rientrare nella norma il Bologna deve vendere i suoi giocatori migliori (leggi: Christodoulopoulos), aggirando come può (buon lavoro a Filippo Fusco) il problema degli acquirenti che conoscono il momentaccio del venditore e che lo sfruttano giocando al ribasso.

Non sarà facile per il Bologna avere oggi tutte le carte in regola, ma non sarà una sola mancanza a decretarne la definitiva bocciatura. In questi casi, si viene rimandati al 14 luglio. Banca Ifis ha già fatto sapere che, nel caso, è pronta a intervenire di nuovo in soccorso dei rossoblù, sapendo che, dopo aver visto il Bologna disputare la sua prima partita di campionato, avrà indietro, dalla Lega, i soldi che ha prestato.

Come si dice da tempo: se in tanti si sono adoperati per salvare il Bologna, un motivo ci dovrà pur essere. Lasciamo stare la storia della piazza che merita grande attenzione. Non regge. Perché, Mantova e Trieste, Ravenna e Piacenza non meritavano attenzione? Vuoi mettere il blasone? Mettiamolo pure: 1996, nei giorni dell’iscrizione (piena di lacune) alla serie A della Reggina, il Bologna era blasonato come oggi e in serie A giocarono i calabresi. Ma quale blasone: il foraggiamento delle banche e l’incoraggiamento della Lega di B al Bfc non è spontaneo, casomai ‘spintaneo’.

C’è, dietro le quinte, qualcuno che garantisce per questo malridotto club e c’è un presidente che si attiene alle regole dettate da chissà chi. C’è anche un direttore dell’area tecnica (Fusco) che probabilmente ha accettato l’incarico sapendo di non essere il protagonista di ‘Mission impossible’ e c’è un allenatore come Diego Lopez che lascia la Sardegna per proporsi fuori dal nido: è giovane, non ha impellente bisogno di lavorare, se ha accettato di rilanciare un club così malridotto non sarà per istinto suicida. Quindi, è logico credere che l’uruguiano Lopez, che dovrebbe essere presentato entro giovedì prossimo, abbia la certezza che il suo Bologna non sia solo quello che dopo aver già speso 8.2 milioni (1.2 da restituire a Banca Bologna e 7 a Ifis) dei 12.5 che riceverà dalla Lega, con 4.3 milioni debba fare la campagna acquisti e pagare stipendi e spese di tutta la stagione. A meno che Lopez, per il prossimo ottobre, non avesse già preso altri impegni.

Stefano Biondi

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