Bologna, 3 giugno 2011 - ALL’IMPROVVISO, la follia. Mancano due minuti e cinquantatré secondi alla fine del primo quarto, l’Aics Forlì è in vantaggio sui piacentini di Roveleto per 16-13, e ci sono due tiri liberi a favore. L’autore del fallo è Gianluca Miccoli, numero 17, pivot trentenne, 201 centimetri. L’argentino di Forlì Carlos Massari ha iniziato con 9 punti su 16 dei suoi, marcato proprio da Miccoli. Mancherebbe ancora una vita per rimediare. Ma non c’è più tempo, nel timer del piacentino, la luce si spegne: Miccoli si avvicina a uno dei due arbitri, il bolognese Matteo Bergami, 26 anni, originario di San Pietro in Casale, lo spinge. Fischia un fallo tecnico. Prima riceve una testata, poi un pugno. Due. Sembra una scena di boxe, con la giacchetta grigia stretta a un angolo del campo. I colpi lo mandano a terra, contro le transenne dello storico palazzetto Villa Romiti, il viso subito trasformato in una maschera di sangue. 

E’un gesto folle, quello che mette fine a garadue della finale per la promozione in C dilettanti e fa scendere il sipario sul campionato. Tutt’intorno, gli altri restano calmi. Allontanano Miccoli, che poi verrà portato dai carabinieri in caserma per una deposizione. Per Bergami è necessario chiamare un’ambulanza: è probabile la frattura del setto nasale. Il pubblico, accorso numeroso per quella che sperava fosse una festa promozione (l’Aics aveva vinto garauno 51-61, domenica scorsa, e poteva chiudere i conti), rimane attonito. Finché lo speaker non gracchia l’annuncio: «L’arbitro non è in grado di riprendere il gioco, la partita è so-spe-sa». La squadra di casa si concede un saluto collettivo al pubblico. Ma non c’è voglia di fare festa.

«Una cosa del genere non l’avevo mai vista — si guarda attorno sconsolato Luca Chiadini, l’allenatore forlivese —. Sì, adesso mi aspetto il 20-0 a tavolino. Mi sembra il minimo. Abbiamo vinto il campionato. Ma è uno schifo farlo in questo modo...».