Bologna, 17 giugno 2014 – L’URLO di San Giovanni in Persiceto può esplodere, in tutta la sua potenza, poco dopo le 5, quando ormai le prime luci dell’alba si sono già impadronite della Persicetana. L’urlo è tutto per Marco Belinelli. Il ventottenne di San Giovanni in Persiceto corona il sogno di quando era bambino. Di quando si alzava di notte per guardare alla tv, insieme con il fratello Enrico, le finali Nba. E sognando Marco batte tutti i record, entrando di diritto nella storia della pallacanestro italiana. San Antonio batte Miami, 104-87, chiude la serie sul 4-1, e vince il titolo Nba.

MAI, prima di lui, un italiano era stato capace di vincere un titolo Nba. È il sogno del Cinno cresciuto a tortellini e canestri che, pur avendo scelto gli States, nell’estate del 2007, non ha mai rinnegato le proprie origini. Appena può Marco rientra nella sua Sangio, comportandosi come tutti i ragazzi della sua età. Bevendo un caffè al bar, ascoltando musica, giocando sui campetti di San Giovanni. Solo che lui è Marco Belinelli, il campione. È lunga la notte al PalaBocce: ci sono tante canotte che ricordano Beli. Quella della Climamio e quella dei Golden State Warriors, quella azzurro accesso dei New Orleans e quella attuale, la numero 3 di San Antonio.

Ci sono le maglie di Duncan e Parker, Ginobili e Rodman (tra le più datate). Ce n’è persino una di Dirk Nowitzki, la 41 di Dallas, perché tutto fa spettacolo. Entrano le squadre in campo: tutti cercano Marco, anche se le telecamere indugiano soprattutto su Parker e Duncan. Esplode una prima volta il PalaBocce: Marco non ha ancora messo piede in campo, ma l’affetto per Ginobili resta qualcosa di speciale e la prima tripla dell’argentino è sicuramente un effetto speciale. «DAI Pop, fallo entrare», grida un ragazzo all’indirizzo di Popovich. San Antonio sta subendo, il consiglio al coach non è poi così sbagliato. Beli entra nel secondo quarto: taglia in due la difesa degli Heat e deposita a canestro. Il popolo di San Giovanni esplode. Dai cento della prima serata, si è passati ai 4-500 di ieri: al PalaBocce, per chi arriva tardi, solo posti in piedi. Intanto San Antonio rimonta e pazienza se Beli torna in panchina. Ginobili è uno straordinario collettore di entusiasmo: il PalaBocce stravede per l’argentino, in attesa di riavere Beli in campo.

CI SONO almeno cinquecento voci che si fanno sentire e, virtualmente, arrivano fino al Texas, a San Antonio e all’At&t Center. Rientra Beli: le prime luci dell’alba, più ancora del cronometro del maxischermo, dicono che il tempo sta per scadere. In sala c’è anche la Virtus under 17 di Marco Sanguettoli, fresca campione d’Italia. C’è Michele Vitali, un altro che è cresciuto facendo canestri all’Arcoveggio. Dopo la sirena e le immagini di gioia con Beli fasciato da un’enorme bandiera tricolore esplode l’orgoglio italiano, l’orgoglio di San Giovanni, ma non solo. Persino il premier, Matteo Renzi. lo cita come esempio a un’assemblea degli industriali in Veneto. L’anno scorso era stato nominato da Barack Obama: forse il Cinno è davvero l’unico capace di mettere tutti d’accordo.

Alessandro Gallo