Bologna, 8 marzo 2011 - GLIELE ha cantate chiare. Da allenatore, con l’affetto di un padre. Malesani non ha risparmiato niente a Gaston Ramirez. Uno: lui non difendeva e il Bologna ha rischiato di perdere. Due: con lui in campo si vince meno che con lui fuori. Tre: ha buoni colpi, ma deve crescere.
Soltanto sapendo che cosa ci sta dietro, si può dare a queste parole il valore che hanno. Non è una bocciatura, casomai uno stimolo. Pare che nel calcio possa funzionare solo così: più sono bravi e più rischiano di perdersi, pronti come sono a decollare per un viaggio senza ritorno. Imporgli di volare basso è la regola numero uno. Da applicare, come ha fatto Malesani, a costo di guastare la festa. Coraggio, Gastone, ti tocca. Certo, dopo i due gol segnati alla Juve, nessuno si è sognato di dire a Di Vaio che doveva rincorrere Grygera. Ma se a segnare il gol decisivo è un ragazzino di 20 anni, è tutto differente. Se non si preoccupa dei compagni, è solo risolvendo le partite che riuscirà a conservare il posto. La guerra dell’impegno la vincono sempre i Meggiorini e i Casarini. E loro, com’è giusto che sia, giocano titolari.
 

MA RAMIREZ sfugge a molte regole. Non è un giocatore da mezze misure. Il suo destino sembra già scritto: o tutto o niente. Ha classe, ha i numeri del fuoriclasse e ne ha già la conformazione mentale. Sa che il suo modo di giocare, tunnel e dribbling anche ai veterani, gli costa inseguimenti, botte, gomitate alla faccia appena fratturata. E’ la legge della caserma, dove il più giovane non si può permettere uno sgarbo al più anziano. Gastone se ne infischia. E lo fa con quell’aria di chi a queste cosucce terrene dà il peso che meritano: cioè quasi zero. Non corre forte, sembra che nuoti in apnea come istintivamente sanno i fare neonati. Campo e palla, i suoi elementi naturali. Un po’ Baggio degli ultimi gol, un po’ Mancini a inizio carriera. Il tutto fatto con quella semplicità che sembra magia. Li chiamano grandi colpi: in realtà, sono soltanto semplici. L’arte di non complicare il calcio appartiene solo a chi riesce a vedere questo sport nella sua grande semplicità. Di solito, che giochino o che allenino, sono i fuoriclasse a riuscirvi.
A Bologna, lo sanno tutti, lo ha portato Carmine Longo. Raggiante: «Il bello deve ancora venire». Della serie, non avete ancora visto niente. Qualcosa sì: con il Modena in Coppa Italia, a Bari, a Cesena, a Parma. Non è vero che se c’è Gastone il Bologna rischia di perdere. Malesani lo sa benissimo. Longo sorride e sussurra: «Eresia». Poi si fa serio: «Diciamo che anche Gaston dovrebbe fare un po’ di copertura». E che ci vuole, siamo nella patria del compromesso? Allora troviamone uno che renda le manchevolezze di Ramirez compatibili ai bisogno del Bologna.
 

INTANTO, una fumata bianca. L’agente del Nino ha trovato ieri, in un’ora, l’accordo per il definitivo pagamento al Peñarol del suo bimbo tutto d’oro, dal quale dipende la sua percentuale. Niente di straordinario, se è vero che l’Espanyol deve ancora pagare il Bologna e, tanto per dire, il Parma deve ancora pagare Zaccardo al Wolfsburg. Trovato l’accordo per onorare le rate (per un totale di tre milioni) con il Peñarol, Longo torna ad annaffiare il suo fiore all’occhiello: «Su una cosa ha ragione Malesani. In campo Gaston un po’ gigioneggia». Voce del verbo gigioneggiare. Non esiste, ma rende l’idea. In questo caso: in campo non ti addormentare mai e se la giocata che hai in mente non riesci a farla, non ti intestardire e passa quella benedetta palla a un compagno smarcato. E’ già essenziale sotto porta, ma Gaston deve imparare a esserlo anche in mezzo al campo. Se no finisce che ha ragione Malesani. E non se ne può più: quest’anno ha sempre ragione lui.