Bologna, 29 aprile 2012 - Salvo. Con tre giornate di anticipo. E già adesso, con gli stessi punti che la squadra-miracolo di Malesani conquistò sul campo, al netto dei tre di penalizzazione. Il Bologna di Guaraldi e degli altri diciassette soci all'esordio non poteva chiedere di meglio. L'anomalìa della società gestita in coro e non esente da polemiche e stonature, è il meglio che si sia visto a Bologna, da quando Gazzoni dovette tirare i remi in barca.
 

E' stata la vittoria del Parma a Lecce a sancire la salvezza matematica del Bologna che, mai come quest'anno, ha preso punti al cospetto delle big. In questo dato si scorgono i segni della solidità: tattica e mentale. Il Bologna si è messo anche al riparo dai suoi proverbiali finali di stagione all'insegna dello spreco. Per un mese, dopo aver vinto con Lazio e Novara, è stato sul punto di assopirsi. Poi ha ritrovato energie e voglia di lottare.Ora può togliersi lo sfizio di salire ancora, sapendo che la scalata non è gratuita, ma ben ripagata dai differenti premi che la società ha fissato.


Il principale artefice della salvezza si chiama Stefano Pioli, l'allenatore. E' stato lui, rimanendo dentro il recinto della semplicità e della saggezza, a mettere i giocatori del Bologna nelle condizioni migliori per dare il loro meglio. Da lui e dagli interpreti fedeli del suo calcio, il Bologna può ripartire per dare il via a un processo di crescita che le crisi societarie del passato hanno puntualmente impedito.


I presupposti sono buoni: il Bologna è davanti al Genoa di Preziosi (appena battuto) alla Fiorentina dei Della Valle e al Palermo di Zamparini, tutti presidenti che, in caso di bisogno, i bolognesi avrebbero voluto al capezzale del loro club.
L'allenatore è di prim'ordine e l'unico dubbio che lo riguarda è quale reazione potrebbe avere di fronte alle offerte che nelle prossime settimane gli potrebbero arrivare da società di grande prestigio.


La squadra, strada facendo, ha assunto una fisionomia precisa e questo l'ha resa attendibile e difficilmente perforabile. Il Bologna ha dato il suo meglio al cospetto delle grandi. Imbattuta contro la Juve e contro il Milan, ha diviso la posta con l'Inter, perdendo in casa e vincendo a San Siro.

Il rendimento dei giocatori è stato costante e probabilmente Pioli ha spremuto da ciascuno di loro il meglio che potessero offrire. Con una sola eccezione: Marco Di Vaio, il capitano che sta meditando seriamente di andare altrove. Che cosa lo spinga lontano da Bologna non è ben chiaro, ma questa tesi non si dovrebbe discostare di molto dalla verità: Di Vaio è consapevole di non essere più un ragazzino e di non poter più caricarsi in spalla la squadra. Essere il primo a immaginare per se stesso un ruolo differente rispetto ai tre anni vissuti come implcabile goleador e come imprescindibile uomo-salvezza, non lo ha messo al riparo dalla critica, dalla perplessità e dal mugugno abbastanza diffuso. Sta meditando di raggiungere a Montreal (Canada) il suo amico Bernardo Corradi.

Ora che il Bologna ha raggiunto il suo obiettivo primario, in società si parlerà anche di questo. Delle voci che danno in arrivo un acquirente, invece, si è parlato per settimane. Fin qui, inutilmente, ma nessuno può dire con esattezza se qualcosa di concreto sia alle porte, perché nulla è successo, dopo che Alfredo Cazzola, ex presidente, aveva avanzato in gran segreto una proposta di acquisto.


Sulla bilancia del Bologna ci sono alcune certezze e altrettante incertezze. Che ne sarà di Ramirez? E ancora: che ne sarà di Diamanti? I bolognesi sperano in due cose: che vada subito agli Europei in maglia azzurra e che Guaraldi e Corioni trovino presto un accordo per il suo definitivo passaggio in rossoblù.


Stefano Biondi