Modena, 12 settembre 2012 – Tanto tuonò, che piovve. Prima le indiscrezioni, poi le dichiarazioni del ct Prandelli lo avevano dato per titolare dell’Italia nella sfida del Braglia contro Malta (terminata 2 a 0 per gli Azzurri). Così è stato. Diamanti si è tolto la casacca da dodicesimo uomo, indossata quatto volte in sfide ufficiali, e si è preso la Nazionale. Almeno per un tempo, (guarda le foto) e dopo la gara: davanti alle telecamere e nelle parole dell'allenatore.

Come già capitato nel recente passato, dall’inizio dell’Europeo in poi, il commissario tecnico si è affidato al fantasista rossoblù in un momento di difficoltà. Il nuovo corso fondato sui giovani e l’approssimativa condizione settembrina hanno reso necessaria, nei pensieri prandelliani, la presenza di un giocatore capace di produrre gioco e occasioni a prescindere da tutto. Un trequartista, insomma. E, citando l’allenatore, Diamanti era l’unico della selezione con queste caratteristiche.

Allora, eccolo in campo per 45 minuti; lui, giunto sui palcoscenici importanti a 29 anni suonati dopo stagioni di saliscendi fatte di gol impossibili, bizze, vezzi e tanta pazienza. Prima la polvere, poi finalmente l’altare. Poco importa alla fine se il suo carattere eccentrico gli abbia consigliato di spogliarsi del classico 10 per indossare un più ‘estroso’ numero 23 (o il 22 nel caso della maglia azzurra): la tecnica, il fascino, il destino sono quelli dei grandi.

Conta relativamente anche la sostituzione arrivata dopo un primo tempo così e così, nel quale il capitano del Bologna si è fatto notare soprattutto per una bellissima punizione calciata col solito sinistro dal lato destro dell'area di rigore (neutralizzata dal portiere ospite con un colpo di reni spettacolare).

“C’è mancata la profondità - ammette il trequartista del Bologna ai microfoni di RaiSport -. Non riuscivo a trovare spazi centralmente, mi marcavano ad uomo e non trovavo la posizione, comunque abbiamo fatto una buona partita, abbiamo vinto e va bene così”.  "Ha ragione Prandelli, il primo tempo per me senza spazi era molto difficile. Nel secondo tempo le punte hanno fatto meglio avendo più spazio. Ho avuto un paio di spunti ma loro erano tutti dietro ed era difficile".

Alino, in realtà, non è particolarmente soddisfatto della sua prestazione. “Ripeto, non era facile, erano tutti dietro la palla e facevano sistematicamente fallo. Non lo so se non aver giocato la ripresa è una bocciatura, ma era difficile trovare spazi in mezzo anche per Pirlo". Un po’ bloccato in campo, alle battute, reagisce frizzante come al solito: "Se ora c’è da salvare il ‘soldato Diamanti’? Non c’è bisogno, ho già preso tanta merda, figuratevi per una partita in nazionale...".

Una risposta, seppure indiretta, alle parole del tecnico di Orzinuovi, che poco prima aveva dichiarato in un'intervista: "Anche all’Europeo molti proponevano di giocare con Diamanti trequartista, ma in questo calcio è difficile. Lui ha fatto un grande europeo giocando come ha giocato, cioé entrando a partita in corso come seconda punta o centrocampista aggiunto. Avevo dubbi, ho provato, i dubbi mi rimangono’’. Resta, comunque, il percorso che ha portato Alino ad imporsi a livello nazionale nel ruolo più 'affollato' e controverso del panorama calcistico italico. Lui, uno 'scapigliato' dei tempi moderni con gli scarpini al posto della penna.

 

Antonio Del Prete