Bologna, 14 aprile 2014 - Chi era mai questo Klas Ingesson? Per chi non l’ha visto e per chi non c’era: nato in Svezia (a Odeshog) nel 1968, come Kennetone Andersson, arrivò al Bologna dal Bari nel 1998. Se la cavava bene in ogni situazione, tessitura del gioco , contropiede e difesa. Eccezionale era il suo spirito, la sua fredezza (quel rigore alla Samp pericolante...), la sua professionalità.

Lasciò il Bologna dopo due stagioni (64 partite, 4 gol) per il Marsiglia, poi tornò in Italia, nel Lecce, prima di rimpatriare per chiudere la carriera e studiare da allenatore.

Si è ammalato Klas. Nel 2008 gli hanno diagnosticato un mieloma multiplo, un brutto tumore del sangue che aggredisce prima le ossa poi i reni. La sua vita si è trasformata in lotta continua. Sei anni di chemio, di dolori, di anemia, «di necessità di dormire per due ore dopo venti minuti in piedi», ha raccontato lui.

La brutta notizia rimbalzò subito anche in Italia e i bolognesi iniziarono allora a seguire con ansia l’evolversi della malattia che non ha fiaccato lo spirito del gigante buono, ora allenatore dell’Elfsborg. La sua squadra aveva perso male la prima di campionato e si è rifatta nella seconda. La grande bellezza è l’esultanza di Klas che non siede in panchina, ma sulla sedia a rotelle e al quale basta un gol per godersi quel po’ che la vita continua a offrirgli.

La grande bellezza è il pubblico di Bologna che gli ha dedicato un coro affettuoso perché Klas sappia che quaggiù qualcuno trepida per lui. Magari gli serve sapere che dalle nostre parti consideriamo grande il suo piccolo successo. La grande bellezza è lo striscione «Klas siamo tutti con te».

Bello sarebbe anche che tutti i giocatori (ma anche i presidenti) capissero quale magnifica eredità garantisce l’ingresso nel cuore dei bolognesi.

Stefano Biondi

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