Bologna, 17 aprile 2014 - «Secondo i giudici, quello fu un assassinio senza cadavere». Nove anni dopo la retrocessione del suo Bologna, Giuseppe Gazzoni trova il modo per scherzarci su. «Fino a un certo punto. E’ pronto il ricorso in Cassazione per questa strana sentenza: stabilisce che il campionato fu taroccato, ma che non ci furono vittime. Qualcosa non torna».

E tante cose tornano in mente. Bologna-Juve 0-1 del 12 dicembre 2004 e il gol su punizione di Nedved: «Arbitrava un signore che in tasca aveva due schede telefoniche acquistate in Svizzera da Moggi. Ma non fatemi fare la guida nel museo degli orrori». Allora proseguiamo da soli la rapida visita: nel 2006, in serie B, la Juve vince a Bologna con un gol di Zalayeta: palla che tocca la traversa e rimbalza un metro dentro il campo. Nel 2010, 1-1 a Bologna, Juve in vantaggio su rigore, dopo la simulazione di Krasic.
 

Ecco Gazzoni, siamo di nuovo da lei. La breve carrellata delle nefandezze serviva per dire che da anni la partita con la Juve evoca ai bolognesi brutti ricordi. E a lei pessimi.
«C’era fallo di Ibrahomovic su Capuano, ma fu invertito. Nedved calciò la punizione e la Juve vinse. Il Bologna perse un punto. Con quello avrebbe chiuso la stagione a quota 43 e si sarebbe salvato. A me pare che possa bastare».
Ma ai giudici non basta.
«Sono fiducioso. Un funzionario ha visionato quel filmato e ha detto che effettivamente la punizione fu invertita. E’ abbastanza ma non tutto: ci sono ore e ore di registrazioni telefoniche da far accapponare la pelle. Il resto dovrebbe venire da sè».
Il suo vecchio Bologna che deve raccattare punti per non finire punto e a capo: in B senza euro.
«Penso che la salvezza arriverà. In una stagione così povera, tre punti di vantaggio sono tanti».
Lo pensa anche Moggi. Ha detto (al Corriere della Sera) pure che voi due non siete più amici da quando è venuto a mancare l’avvocato Agnelli.
«Giudicheranno i lettori se Moggi, condannato quattro volte e radiato dalla Federcalcio, è nelle condizioni per fare ironia o insinuazioni sul mio conto».
Lei effettivamente era amico dell’Avvocato.
«E della sua famiglia. Ho stima dell’attuale dirigenza juventina, forte in tutto. Non mi piacciono certi atteggiamenti di Conte, ma questo non cambia il mio giudizio positivo sui gestori».
E’ con i vecchi gestori che non andrà mai più d’accordo.
«Amministratore delegato e direttore generale condannati due volte, in primo e secondo grado, dalla giustizia penale; due volte anche da quella sportiva. Più due radiazioni. E il problema sarebbe che non c’è più l’Avvocato?».
Il problema è invece...
«Che nel 2004-2005 in Italia si consumò il più incredibile, colossale, impensabile scandalo della storia dello sport. C’è il colpevole, la Juve retrocessa; c’è l’arma del delitto, le schede telefoniche comperate per gli arbitri. Ma per ora non c’è una vittima».
Questa non è male: esistono mandanti e sicari e non c’è un cadavere.
«Il cadavere è il Bologna retrocesso, basta volerlo vedere. Tant’è. Viva l’Italia e andiamo avanti, cioè in Cassazione».
Dove andrà invece l’attuale Bologna?
«Io non posso saperlo. Ma chiedetelo a Moggi, vi dirà la verità».

Stefano Biondi
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