Street art, guarda le foto in anteprima. Roversi Monaco: “Doneremo le opere al Comune"

La presentazione della mostra a Palazzo Pepoli, dopo le polemiche

Fabio Roversi Monaco alla presentazione della mostra “Street art, Banksy&co.”

Fabio Roversi Monaco alla presentazione della mostra “Street art, Banksy&co.”

Bologna, 17 marzo 2016 - Cosa accadrà delle opere di Street Art che da domani vengono esposte al pubblico nella mostra “Street art, Banksy&co.”? Se ne è parlato ampiamente stamattina, durante la preview a Palazzo Pepoli.

Genus Bononiae, una volta  finita la mostra, è pronto a regalare le opere staccate dai muri di Bologna al Comune: “Le opere - spiega il presidente della Fondazione, Fabio Roversi Monaco - andranno a finire in una struttura messa a disposizione da Italian graffiti e lì conservate e tutelate finché saranno donate al Comune di Bologna”. 

Una proposta valutata con le dovute cautele dal Comune, per bocca dell’assessore alla Cultura Davide Conte: “Credo che l’associazione Italian graffiti possa praticare un trapasso dei beni al Comune perché li possa gestire. Su questo vanno fatte tutte le verifiche, anche sui costi, è un atto amministrativo complesso e bisogna sentire il sindaco e l’Istituzione musei“.

Contro le accuse mosse da Blu di aver mercificato opere pubbliche, Roversi Monaco ha poi tenuto a precisare “che qui nessuno ha guadagnato una lira, decine di persone hanno lavorato gratuitamente”. Di più, nello staccare quelle opere e portarle a Palazzo Pepoli “non c’è fine di lucro”. E poi, “nessuno ha mai parlato di museo, se c’è un uomo tanto pazzo o tanto ricco da farlo, ben venga, ma non è nel nostro ordine di idee”. Se i beni produrranno reddito, aggiunge, “quello che arriverà a Genus Bononiae andrà a incrementare l’attività di Italia graffiti, come abbiamo deliberato da tempo”.  

Quanto poi alla questione delle proprietà delle opere, per Roversi il quadro è chiarissimo: erano dentro uno spazio, quello della Casaralta “che va distrutto, quindi le abbiamo salvate. E se abbiamo fatto una fesseria, l’avremo fatta”. Non solo, ma l’artista “sa perfettamente che quando l’opera è fatta in una proprietà privata, il proprietario della struttura è consapevole che nel suo muro ha un’opera”. Per la Casaralta, dunque, “abbiamo chiesto il permesso ai proprietari”, i quali, a loro volta, “ hanno dato l’assenso e preteso solo che si facessero le dovute denunce al Comune per i microcantieri”. 

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