Tacopina, un po’ rockstar un po’ imperatore. La curva lo acclama: "Portaci in Europa"

Bologna, trionfale giro di campo dell'avvocato newyorkese prima della partita: ovazioni, lacrime e sogni

l sindaco Virginio Merola, il segretario del Pd, Raffaele Donini e Joe Tacopina che riceve una bandiera degli Usa da una tifosa

l sindaco Virginio Merola, il segretario del Pd, Raffaele Donini e Joe Tacopina che riceve una bandiera degli Usa da una tifosa

Bologna, 19 ottobre 2014 - Visto dalla curva Joe Tacopina pare ancora più grosso. Un po’ imperatore e un po’ rock star, quando a un quarto d’ora dal fischio di inizio scende in campo per venire a salutare e ringraziare il cuore della tifoseria rossoblù, sembra quasi camminare sospeso da terra. La Bulgarelli è stipata (FOTO) come non si vedeva da un bel po’: «Vamolà quanti siamo oggi!». Lo seguono ventimila occhi. Passo dopo passo. «Guarda lì che ‘cartola’», «Come si dirà ‘cartola’ in americano?». Dialoghi da curva in estasi a stelle e strisce: «Oggi c’è un’atmosfera che neanche la Liberazione nel quarantacinque», «No, oggi è il giorno della ‘restituzione’: finalmente ci hanno restituito il Bologna».

Tacopina si avvicina e parte il coro. Si canta dal cuore. «Portaci in Europa, Joe». Lui fa ok, anzi all right!, con il pollice alzato. Prima ovazione. Poi si batte la mano sul petto. Seconda ovazione. Acchiappa al volo una sciarpa e si mette in posa per le foto di rito, dietro la curva fa da sfondo, in un ideale selfie tutto rossoblù. C’è persino chi si commuove. «Ho visto anche un ultrà piangere», scherza una ragazza, abbracciando il fidanzato: «E’ solo amore per questa maglia», risponde lui, gli occhi lucidi nascosti dietro alle lenti scure, indeciso se stringere lei o la nove di Marco Di Vaio che indossa. Un altro si presenta con un paio di occhiali griffati con la bandiera americana, la stessa esposta con orgoglio da un gruppo di tifosi qualche fila più in alto.

Il sole picchia come fosse estate, ma a scaldare è soprattutto questa nuova voglia di Bologna: «Oggi la curva è infuocatissima». «Riportateci in alto», «Benvenuti a Bologna: ridateci onore e gloria», è il benvenuto inciso sugli striscioni. Torna a srotolarsi la gigantografia di Giacomo Bulgarelli e quando sotto la Torre di Maratona rispunta quella del Centro Bologna Club, gli occhi di tutti si girano sbalorditi: «Alleluja: si sono svegliati anche i distinti…». Fa caldo e la birra scorre: «Ma prima bevevamo per dimenticare, oggi si festeggia come fosse Capodanno». E parte persino il countdown verso l’inizio del nuovo anno, anzi del nuovo corso rossoblù. Ovvero il fischio di inizio che si avvicina. La lettura delle formazioni riporta tutti alla realtà: in fondo è sempre serie B e questa squadra sta sì migliorando, ma non promette certo di dominare il campionato. 

Il nome di Abero strappa dubbi e teste che si scuotono, però bastano venti minuti per capire che si cambia verso anche al Dall’Ara: il terzino, oggetto misterioso di questa squadra, indovina il movimento giusto e segna l’1-0. Abbracci di gioia e incredulità: «Allora è vero! Joe fa miracoli!». Nella ripresa arriva il secondo, con il tap-in vincente di Acquafresca, che da queste parti non prendeva cori e applausi da un paio di anni, e poi la perla di Cacia completa la festa: «Soccia… oggi sembriamo il Real Madrid».

Sfottò di rito verso Cesena e Modena, il prossimo avversario, e si torna a cantare per Tacopina e questa volta anche per Joey Saputo: «Giusto! Alla fine i soldi ce li mette soprattutto lui». Insomma, meglio di così non poteva andare: «A scriverla, non usciva una sceneggiatura migliore di questa». Mentre i tifosi imboccano l’uscita, si risente anche la voce di Lucio Dalla: se questo è l’inizio, un anno così rischia di passare in un istante e nessuno ha veramente intenzione di perderselo.

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