Bologna al telefono, Cacia e Zuculini agli ex abbonati: “Vi aspettiamo allo stadio” / VIDEO

Tacopina vuole riconquistare tutti i delusi dall'ultima fallimentare gestione. Guarda il video delle chiamate

Bologna, l’attaccante Daniele Cacia (Foto Alive)

Bologna, l’attaccante Daniele Cacia (Foto Alive)

Bologna, 22 ottobre 2014 - «Pronto chi parla?». «Buongiorno, sono Daniele Cacia e le volevo dirle che noi del Bologna la stiamo aspettando allo stadio». E' il «porta a porta» rossoblù. Bruno Vespa non 'centra, Joe Tacopina sì, eccome. E' stata la Roma, due anni fa, la prima squadra a chiamare a casa i tifosi persi per strada, con la speranza di convincerli a tornare sui loro passi. Il Bologna ha l'elenco dei vecchi abbonati e quello dei nuovi. Da lunedì scorso ha riaperto la «campagna» proprio per riconquistare chi, di fronte al sistema adottato per gestire il club e alla retrocessione, ha deciso di non spendere ancora una volta i soldi per la tessera.

Grande sorpresa da parte dei destinatari delle telefonate. Un apparecchio della sede lo ha usato Cacia, l'altro Franco Zuculini e l'iniziativa è presto finita sui «social»: lo sai chi mi ha chiamato oggi? No, chi? Zuculini. A me Cacia. E, scherzando, chi diceva di essere stato chiamato da Lopez, chi da Saputo e chi, ovviamente, ha scomodato anche Papa Francesco, che subito dopo la sua elezione ha aperto il filo diretto con i fedeli, ma anche con gli atei. Così ieri da Casteldebole sono partite le prime decine di telefonate.

 

Tacopina vuole riportare calore intorno al Bologna. Sabato scorso, nel pomeriggio della sua «prima», ha contato ventimila spettatori, che mediamente sono ben diecimila in più rispetto al recentissimo passato. Ma Joe sa che, svanito l'effetto curiosità e con l'approssimarsi dell'inverno, gli spettatori potrebbero di nuovo calare. E lui, al contrario, vuole che continuino ad aumentare. Per questo ha dato il via a un'iniziativa che, come si diceva, non rappresenta una novità assoluta.

La Roma lo ha già fatto e la scorsa estate è stata copiata anche del Milan, grande squadra in flessione, alle prese con l'emorragia dei «paganti». Il telefonista dei rossoneri era Montolivo, quelli del Bfc si alterneranno alla cornetta. Hanno iniziato Cacia e Zuculini ma nei prossimi giorni saranno i loro compagni, a rotazione, a proseguire l'opera di «ripescaggio» dei delusi. Da anni i bolognesi non erano abituati a sentire la vicinanza del club che li appassiona, ma il nuovo corso prevede, tra le altre cose, anche una forte intesa fra pubblico e dirigenza. La miopia dei nostri dirigenti e di molti presidenti ha spinto le società a infischiarsene di impianti accoglienti, di sviluppo e di marketing a vasto raggio o capillare come in questo caso e i risultati sono sotto gli occhi di tutti: l'Italia a livello internazionale ha poca o nessuna voce in capitolo e i grandi giocatori, così come i migliori allenatori, se possono vanno a lavorare altrove. Il Bologna degli americani parte da un presupposto molto semplice: a casa loro non esistono club professionistici in deficit. Nè avrebbe alcuna possibilità di esistere il modello italiano che ancora prevede l'elezione a presidente di un uomo ricco o ricchissimo da spremere finché sarà possibile, prima che finisca sotto contestazione per essere velocemente sostituito da chi farà la sua stessa fine.

Gli americani pensano che certo un po' di denaro vada speso, ma che soprattutto lo si debba e lo si possa produrre. In ogni modo, purché lecito. E se il primo passo per adottare un modello di economia calcistica sostenibile è avere sempre o almeno spesso lo stadio pieno, coraggio ragazzi, datevi tutti da fare perché il Dall'Ara conti il numero più alto possibile di spettatori. L'obiettivo è avere uno stadio accogliente e moderno. Giusto. Ma perché frutti denaro serve che sia pieno e che la squadra sia attraente almeno quanto l'impianto dove gioca.

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