Terapia e parole per curare meglio il paziente

Beppe Boni

Beppe Boni

Bologna, 31 luglio 2014 - Un amico mi ha raccontato di aver assistito a più di una scena in cui un medico liquidava piuttosto sbrigativamente alcuni pazienti anziani. Pochi minuti di visita e via. Lui era lì con un parente. Mi chiedo se agire con la fretta non significhi poi valutare in modo altrettanto frettoloso le patologie. Per un anziano soprattutto sarebbe deleterio.

Livio Mazzoni, Mantova

Risponde il vicedirettore de il Resto del Carlino Beppe Boni

Non entro nel caso specifico non avendo gli elementi per farlo. Il sentimento con cui ognuno di noi si avvicina ad un medico non è solo quello di sentirsi fornire una cura o una risposta per rimediare ad un malessere o ad una malattia. Dal medico ci aspettiamo competenza, ma anche un atteggiamento rassicurante, comprensione, capacità di ascolto. Spesso questi atteggiamenti valgono quanto una terapia. Il British medical journal, autorevole rivista scientifica internazionale, teorizza insieme ad una associazione italiana, la Slow medicine, cioè la medicina sobria, giusta, rispettosa del paziente e con grande attenzione, anche psicologica, alla persona. Pieno appoggio a questa filosofia medico scientifica. Con tutto il rispetto l’avevano già scoperta i pazienti: è ciò che da sempre, da Nord a Sud chiedono a chi li cura. 

beppe.boni@ilcarlino.net

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