Venerdì 3 Maggio 2024

Terrorismo, ecco le case dei finanziatori della Jihad

Da via di Saliceto a Casalecchio: dieci 'bolognesi' nella lista nera Usa

La palazzina di via Saliceto

La palazzina di via Saliceto

Bologna, 22 gennaio 2015 - Via di Saliceto, civico 51/9. Una palazzina anonima, come tante, alla Bolognina. Oggi, sul citofono si leggono solo cognomi italiani. Eppure, qui, negli anni passati, hanno vissuto sei dei dieci uomini finiti nella lista nera stilata dal Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti. Mille pagine di nomi, dieci dei quali accomunati dal fatto di aver passato un periodo della loro vita a Bologna. Si tratta di nove tunisini e uno yemenita, tra i 44 e i 55 anni, che, come riferisce il capogruppo della Lega in Regione Alan Fabbri sarebbero ritenuti dall’intelligence Usa finanziatori del terrorismo e per questo inseriti nella Sdn list, la lista delle ‘persone bloccate’, che non possono cioè intrattenere rapporti con gli Stati Uniti. 

I tunisini, i cui nomi sono citati nel sito ufficiale del Dipartimento americano, sono Chiheb Ben Mohamed Ben Mokhtar Al Ayari, 50 anni, Mondher Ben Mohsen Ben Ali Al Baazaoui, 48 anni, Najib Ben Mohamed Ben Salem Al Waz, 55 anni, Alic Fethi, 47 anni, Brahim Ben Hedili Ben Mohamed Hamami, 44 anni, Khalil Ben Ahmed Ben Mohamed Jarraya, 47 anni, Mounir Ben Habib Ben Al-Taher Jarraya, 52 anni, Faouzi Ben Mohamed Ben Ahmed Jendoubi, 49 anni, e Fethi Ben Rebai Ben Absha Mnasri, 46 anni. Lo yemenita è Nedal Saleh, di 45 anni. 

Del gruppetto, il più famoso alle cronache locali è Khalil Jarraya: ritenuto parte di una cellula jihadista gravitante nel capoluogo emiliano e accusato di terrorismo internazionale e truffa, è stato condannato a otto anni e due mesi. Oltre ai tanti alias, Jarraya era chiamato anche ‘il colonnello’, perché aveva combattuto nelle milizie bosniache dei Mujihaddin durante la guerra della ex Jugoslavia. È attualmente detenuto nel carcere di Rossano Calabro.  Più ‘fumose’ le identità degli altri ‘bolognesi del Medio Oriente’: una certezza è che sei di loro abbiano gravitato in zona Bolognina, ospitati in un appartamento di via Di Saliceto. Al Ayari, Al Baazaoui, Fethi, Jendoubi, Mnasri e Saleh alcuni anni fa hanno vissuto al civico 51/9. Qui, però, oggi nessuno si ricorda di loro. Anzi, quasi neppure sanno di famiglie o persone di origine nordafricana che abbiano vissuto nella palazzina. 

«Diversi anni fa c’erano dei magrebini che vivevano al secondo piano – racconta un residente –, ma non mi ricordo chi fossero, né i loro nomi. Giri strani? Non mi pare, ma è passato molto tempo». Anche al civico 51/10 l’impressione è la stessa. Ricordi vaghi di una famiglia («o un gruppo di persone», come aggiunge un altro abitante del palazzo) che vivevano lì. Ma niente più di questo. E si stupiscono quando viene spiegato loro che a una parete di distanza da dove passano le giornate, nel cortile dove giocano i loro bambini, è passata gente inserita in una lista nera statunitense, forse vicina ad ambienti terroristici. «Non ci sono più. Ed è meglio così».