I terroristi e le missioni all’estero

Lettere al Direttore

Bologna, 15 aprile 2015 - Speriamo di uscire presto dal pantano dell’Afghanistan, dove l’Italia ha pagato un tragico tributo di vite umane e di feriti. Non siamo in guerra e dobbiamo cercare di non entrare più in avventure di missioni di pace che poi si rivelano tutt’altro. Il problema dell’Italia è soprattutto la marea di clandestini.  Claudio Bernaroli, Parma

Risponde Beppe Boni, vice direttore de il Resto del Carlino

 L’ITALIA ha affrontato la missione afghana nell’ambito di una coalizione internazionale e quindi ha fatto il proprio dovere di paese inserito in un contesto internazionale come lo sta facendo in Libano, in Kosovo e come forse dovrà farlo in Libia. La smentisco sul fatto che non siamo in guerra. Il terrorismo islamico ha dichiartato guerra all’Occidente e anche il nostro Paese è potenzialmente nel mirino. Come riferiamo in altra parte del giornale, una cellula di Al Qaida è stata sgominata ieri in Sardegna e fra gli arrestati c’è pure un rifugiato politico. A Ravenna sono stati individuati quattro combattenti islamici, tre dei quali morti in Siria. Non sarà una guerra convenzionale, ma anche l’Italia è al centro di una turbolenza pericolosa che investe l’Occidente. Dobbiamo esserne consapevoli e difenderci a dispetto dei professionisti del pacifismo.

beppe.boni@ilcarlino.it

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