Giovedì 25 Aprile 2024

La lezione del Gran Prevosto della Confraternita: "Il tortellino? Una conquista faticosa"

Marino Ragazzini e il tortellino: "La ricerca degli ingredienti parte dalla Mesopotamia"

Un bel piatto di tortellini

Un bel piatto di tortellini

Bologna, 25 gennaio 2015 - E' stata una storia lunga 20mila anni quella del tortellino, che inizia con «le prime migrazioni dell’uomo alla ricerca di nuovi alimenti e sapori per sopperire alla carenza di cibo». Lo ricorda Marino Ragazzini, Gran Prevosto della Dotta Confraternita del Tortellino, che venerdì scorso ha presentato al Circolo della caccia la relazione ‘Dal chicco di grano al tortellino’, storia del piatto simbolo di tutta l’Emilia-Romagna.

Dalla Mesopotamia, terra della cipolla, del burro, della carota e della gallina, alla Grecia, dove era praticata la castrazione dei galli, l’uomo ha iniziato a percorrere la strada alla scoperta del tortellino. La ricerca è proseguita in Italia, ricca di verdure e animali da macello dove, a seguito delle invasioni barbariche, nel 400 a. c., è nata anche la cultura del consumo di carne di maiale, sconosciuta fino ad allora visto che «i romani erano per lo più vegetariani».

Il gusto particolare dei tortellini, però, fu dato dall’utilizzo dalle noce moscata, spezia pregiatissima che nel 1500 era possibile trovare solo in Indonesia, nelle isole Banda: «Delle navi che partivano alla ricerca di questa spezia ne tornava solo una – dice Ragazzini –, ma carica di un bene prezioso quanto l’oro». Una volta scoperti gli ingredienti, però, bisognava realizzare l’involucro che li avrebbe ospitati e così «in Europa, nell’anno mille, nasce la pasta secca e la pasta ripiena, grazie alla ripresa economica», spiega il Gran Prevosto.

C’è tempo per un ripasso sul perché del nome tortellino: «Molti pensano derivi da torta (inteso come dolce chiuso e ripieno, ndr). In realtà si usa il termine tortellino, perché il ripieno era fatto con verdure bollite, che per essere scolate vengono torte, appunto». La serata è stata anche l’occasione per parlare del futuro del tortellino, che sarà uno dei protagonisti di Fico, la cittadella del cibo. «I turisti avranno modo di provare i tortellini in 60 modi diversi, perché nulla è immutabile neanche la sua ricetta – conclude Ragazzini –. È importante, però, che si crei l’idea del vero tortellino bolognese, che ha un unico modo per essere cucinato, cioè in brodo».