Trans, le loro 'Vite divergenti' in onda su Real Time

L’intervista a Porpora Marcasciano, presidente del Mit (Movimento identità transessuale)

Porpora Marcasciano, presidente del Mit

Porpora Marcasciano, presidente del Mit

Bologna, 4 ottobre 2015 - Una trasmissione su Real Time che racconti quattordici storie trans raccolte tutte a Bologna, nella sede del Mit (Movimento identità transessuale). Basta sintonizzarsi sul canale 31 del digitale terrestre il lunedì sera per assistere alle storie di Porpora, Ottavia, Jonathan e altre undici ‘Vite divergenti’, come titola la trasmissione. Porpora Marcasciano è la presidente del Mit, da quando Marcella Di Folco è scomparsa. E sarà il suo viso ad andare in onda domani sera.

E’ la prima volta che portate in tv le vostre storie?

«Diciamo che una trasmissione di questo tipo è la prima volta che viene trasmessa. Perché viene restituita la voce alle persone trans in maniera corretta e integrale. Ci si è basati sulle persone e ogni persona ha un suo percorso».

Ci faccia alcuni esempi.

«Ottavia è un genitore trans che ha due figli, su questo ha da dire più delle altre. Jonathan è la storia di un FtM (passato dal genere femminile a quello maschile; ndr) che ha avuto il supporto della famiglia e ha questa particolarità da raccontare. Approfondendo le questioni si evita il solito calderone. Il transessualismo è un’esperienza complessa».

Come nasce questa trasmissione?

«Le autrici ci hanno contattato di tre documentari americani sulla tematica, invitandoci a italianizzarli e preparare dei video introduttivi da 3 minuti. Il prodotto però è venuto molto bene e questi tre minuti sono diventati trailer di una puntata estesa online sul canale web di Real Time. Quindi ora il lunedì vengono trasmessi i 3 minuti in tv e poi sul web si trova la versione estesa».

Come sono girate?

«Interviste con telecamera fissa, con alcune immagini del Mit. A legare le storie in modo orizzontale sono le immagini di un pranzo che abbiamo fatto nel cortile del Mit, con tutti i volti delle storie che abbiamo raccontato. Ha un taglio un po’ alla Ozpetek nelle Fate Ignoranti, ma in realtà le fate siamo noi e non siamo per nulla ignoranti».

E’ difficile parlare delle vostre esperienze in tv?

«La trasmissione ha fatto sì che tutte le persone si sentissero a proprio agio, anche perché si è capito che ognuno aveva da dire qualcosa».

Quante sono le trans e quanti i trans?

«Sono dieci storie MtF (da maschio a femmina, ndr) e quattro FtM (il contrario)».

Solo a Bologna è possibile un esperimento del genere.

«Bologna ha un’alchimia particolare culturale, sociale e politica. Bologna è guardata non solo da tutta Italia, ma dal mondo. Perché è considerata la San Francisco italiana. Ad oggi sono 980 le persone transgender prese in carico dal consultorio Asl. Anche se non sono tutte di Bologna».

A giugno porterete qui il Consiglio europeo transgender per una settimana. Di cosa si tratta?

«E’ un’associazione che lavora all’interno del Consiglio europeo per spingere l’Europa a cambiare le politiche dei vari Paesi rispetto ai transgender. Noi ci siamo candidati e abbiamo garantito una serie di cose, tra cui una cifra che non potremo sostenere da soli. Cercheremo sponsor. Ci saranno 250 delegazioni trans provenienti da tutta Europa. Saranno convegni e incontri e cercheremo di intrecciare il programma con la cultura bolognese, perché sennò farlo qui o a Berlino sarebbe uguale».

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