Sanità, denuncia della Fials: “Quel trapianto di rene troppo rischioso”

Diffida alla direzione del Sant’Orsola. E l’azzurro Bignami: “Ancora disagi al Pronto soccorso del Maggiore“

Foto di repertorio

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Bologna, 8 febbraio 2016 - Diffida dalla Fials (Federazione italiana autonomie locali e sanità) alla direzione generale del Sant’Orsola per un trapianto di rene eseguito lo scorso 3 febbraio. Alfredo Sepe, segretario provinciale Fials, chiede all’Azienda “di ristabilire condizioni di sicurezza per gli operatori e i cittadini, evitando rischi inutili”. Facciamo un passo indietro per capire che cosa è accaduto. Nella lettera, inviata anche al Servizio infermieristico e all’Associazione nazionale trapiantati di rene, si legge che “sembra alquanto anacronistico che un’attività trapiantologica iperspecialistica come il trapianto di rene, venga effettuata in blocchi operatori adibiti a interventi di chirurgia generale, chirurgia bariatrica, chirurgia d’urgenza (Piastra A), e chirurgia plastica, chirurgia maxillo-facciale, chirurgia Orl (Piastra B)”.

Veniamo al caso. Lo scorso 3 febbraio “il personale delle Piastre Operatorie A e B, veniva informato dell’arrivo di un trapianto di rene da effettuare in Piasta B (Sala G), dall’équipe dedicata alle urgenze della Pista A, nonostante tale tipologia trapiantologica viene di norma effettuata nei blocchi dedicati. Come facilmente prevedibile, per completare l’intervento si è reso necessario attivare l’équipe reperibile della Pista A, non formata per l’attività succitata”.

In estrema sintesi, per Sepe “l’intera dinamica dei fatti, rasenta una marcata incompetenza dei responsabili preposti nell’intera organizzazione e gestione del trapianto di rene, mettendo a rischio l’intero intervento, il paziente, gli altri interventi in corso nella altre sale operatorie, ma soprattutto il personale obbligato a intervenire sul rene senza la dovuta formazione specialistica”.

E non è tutto. “Gli avvenimenti narrati – prosegue Sepe – non sono purtroppo una eccezione. Interventi come le nefrectomie, che dovrebbero essere trattati in urologia, e interventi di chirurgia vascolare, che dovrebbero essere effettuati nel blocco operatorio del padiglione 23 , vengono sistematicamente effettuati in chirurgia d’urgenza, creando rischi e disagi per gli operatori, e di conseguenza anche per gli utenti”.

Ieri è intervenuto sulla sanità Galeazzo Bignami, capogruppo di Forza Italia in Regione. Al Pronto soccorso dell’ospedale Maggiore di Bologna, “si continuerebbe a registrare un fortissimo disagio per gli operatori sanitari – segnala Bignami in un’interrogazione – dovuto all’afflusso costante di pazienti e alla riduzione della disponibilità dei posti letto nei casi di transito verso il percorso internistico”. Bignami sollecita “numerosi chiarimenti sull’organizzazione della struttura, in cui spesso, nel 2015, si sarebbero registrate attese di 14 ore per la visita medica per alcuni pazienti con codice verde, 11 ore per pazienti in codice bianco e per altri con codice giallo anche quattro ore”.

Bignami domanda poi se “anche per il personale paramedico che effettua la turnazione lavorativa si intenda inserire l’indennità in busta paga per il doppio turno di 11 ore con pausa di mezz’ora, ora prevista solo per gli infermieri”. Infine, considerando che il 26 gennaio il personale sanitario avrebbe scritto una lettera ai dirigenti dell’Ausl denunciando “la situazione di criticità nella quale si troverebbero a lavorare”, con turni di lavoro che andrebbero “ben oltre il debito orario contrattuale”, il consigliere chiede se l’Azienda intenda assumere provvedimenti per migliorare la situazione.

E una richiesta arriva anche da Marco Piazza, consigliere comunale M5S. Il sindaco di Bologna, Virginio Merola, dovrebbe “sollecitare” l’Ausl a fornire “tempestivamente una relazione con i dati che spieghino quali sono le cause di così tanti morti”. Piazza punta la lente sulle cifre che hanno rilevato un “incredibile incremento del tasso di mortalità” a Bologna, in linea con il “boom eccezionale” di decessi che si è notato in tutto il Paese, con numeri che “non si erano mai registrati prima se non negli anni della prima e della seconda Guerra mondiale”. L’ordine del giorno chiede che Merola, “essendo la massima autorità sanitaria ed essendo anche sindaco metropolitano, solleciti l’Ausl a fornire tempestivamente una relazione”. Per i grillini bisogna “procurarsi in fretta i dati”, perché solo “capendo dov’è che bisogna agire possiamo essere efficaci”.

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