Trova in cantina uno spartito di Verdi: “Lo comprò mio nonno in un mercatino“

Andrea Reverberi: “Era dentro un tubo per i disegni da architetti“

Andrea Reverberi col manoscritto inedito di Giuseppe Verdi

Andrea Reverberi col manoscritto inedito di Giuseppe Verdi

Bologna, 24 maggio 2015 - Quando ha trovato quel tubo per disegni da architetti in cantina, Andrea Reverberi, consulente del lavoro di 42 anni, non poteva neppure lontanamente immaginare cosa ci fosse all’interno. Quello scrigno così inusuale conteneva infatti un autentico tesoro: una partitura originale di Giuseppe Verdi. La scoperta risale a qualche anno fa, ma c’è voluto molto tempo per accertare che quello spartito fosse effettivamente del Maestro.

Una perizia giurata dell’esperto d’arte Stefano Liberati e del maestro Antonello Palazzolo ha stabilito che si tratta della terza versione dell’Allegro e ‘Cabaletta di Oronte’, contenuti nel secondo atto dell’opera lirica ‘I Lombardi alla prima crociata’. Una versione finora sconosciuta e mai andata in scena.

Gli esperti ritengono risalga al 1848 e che sia stata composta da Verdi mentre si trovava a Parigi. Nessun dubbio che sia stata la mano del genio di Busseto a scrivere quelle strofe, visto lo stile e il contenuto musicale . Particolare affascinante: il manoscritto che oggi compare sul ‘Carlino’ non era mai stato pubblicato nella sua interezza. Com’era finito nella cantina di Reverberi? Fu suo nonno, il maestro Mario Mancini, a comprarlo tanti anni fa probabilmente in qualche mercatino in giro per il mondo.

Andrea Reverberi, come e dove è avvenuta questa straordinaria scoperta?

«Qualche anno fa stavo mettendo a posto la cantina, dove erano custodite alcune delle tante cose lasciate da mio nonno, il maestro Mario Mancini, direttore d’orchestra ed ex segretario dell’Accademia Filarmonica di Bologna. Fu un grande appassionato di musica e girava per i mercatini di mezzo mondo alla ricerca di spartiti e strumenti antichi, tanto che mi ha lasciato anche una chitarra spagnola e una balalaika russa».

Lo sparito dov’era conservato?

«Nel più impensabile dei posti. Era arrotolato all’interno di un tubo per i disegni da architetti dentro un armadio pieno di spartiti musicali. Pur non essendo esperti, abbiamo capito subito che quella partitura era diversa dalle altre e che aveva qualcosa di speciale».

Come mai?

«La carta era antica e pregiata. E poi sul bordo dello spartito c’era una scritta che diceva: ‘Questo pezzo è scritto dal celebre maestro Sig Giuseppe Verdi’».

A quel punto cosa avete fatto?

«Abbiamo deciso di far esaminare le otto pagine della partitura a due esperti di chiara fama, Stefano Liberati e Antonello Palazzolo, per capire se fosse del Maestro. Dopo un lavoro lungo e approfondito è arrivato il verdetto».

Ovvero?

«Si tratta di una terza versione della ‘Cabaletta di Oronte’, scritta di proprio pugno da Verdi. Lo stile compositivo, la scrittura, il contenuto musicale secondo i periti non lasciano spazio a dubbi».

A quando risale?

«Per i nostri esperti al 1848, periodo in cui Verdi si trovava a Parigi. Infatti quel tipo di carta, un pregiato e costoso mix di seta e cotone che ha garantito la perfetta conservazione dello spartito, all’epoca era prodotto solo in Francia. Probabilmente il Maestro compose quella Cabaletta su commissione di un tenore, rimasto ignoto, che voleva interpretarla in Italia. Cosa che però non avvenne mai, tanto che si tratta di una versione mai andata in scena, forse perché troppo spregiudicata per l’epoca».

Quando avete capito che era originale cos’è successo?

«Ci siamo posti il problema di cosa fare. Per prima cosa ci siamo accertati che non risultasse rubato e abbiamo denunciato il ritrovamento alle autorità competenti. Poi è partito l’iter previsto per i beni dell’ingegno che coinvolge Soprintendenze, Ministero e Regione al fine di dichiarane l’interesse storico e artistico».

Quindi?

«Si tratta di uno scritto di grande valore, che ha un interesse pubblico, anche perché nella sua interezza non è mai stato pubblicato. Il mio desiderio è che venga debitamente valorizzato e che la collettività possa goderne. Ma io non ho una struttura adeguata per esporlo, dunque la mia intenzione è di proporlo a chiunque sia interessato a dare allo spartito il giusto risalto. La prelazione per legge spetta alla Regione, altrimenti lo cederò ai privati, purché sappiano valorizzarlo».

Il valore?

«In Italia vale almeno alcune centinaia di migliaia di euro, per questo lo conservo in un caveau in banca. Mi assistono gli avvocati Chiara Malaguti (con studio in via Pescherie Vecchie 2; ndr) e Giuseppe Cantergiani».

Cosa si augura?

«Di vedere un giorno la ‘mia’ Cabaletta in scena. Sarebbe davvero una grande gioia».

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