Uno bianca, Savi tenta l’ultimo colpo: «Voglio uno sconto di pena»

A vent’anni dall’arresto prova a far cancellare l’ergastolo

Fabio Savi e, dietro, il fratello Roberto

Fabio Savi e, dietro, il fratello Roberto

Bologna, 8 ottobre 2014 - A vent'anni dall’arresto della banda della Uno bianca, Fabio Savi, uno dei capi del sanguinario commando di rapinatori che terrorizzò l’Emilia Romagna e le Marche, ha presentato un’istanza che, se accolta, gli farebbe avere un sostanzioso sconto di pena e dunque gli darebbe la possibilità di uscire di galera. Una richiesta destinata a scatenare polemiche, come sempre accade per le iniziative dei fratelli Savi.

Fabio, 54 anni, detto ‘il lungo’, ex camionista, l’unico dei tre fratelli a non essere un poliziotto, ha presentato l’istanza mesi fa tramite l’avvocato Ada Maria Barbanera e nelle scorse settimane il fascicolo è stato assegnato a un collegio di giudici del Tribunale di Bologna. Dal carcere di Spoleto in cui sta scontando l’ergastolo, Savi spera e si prepara. L’ex compagno di Eva Mikula, che non si è mai pentito né ha mai chiesto scusa, guidò assieme al fratello Roberto la banda che dall’87 al ’94 uccise 24 persone e ne ferì oltre cento.

Ma cosa esattamente chiede Savi? Richiamandosi a una famosa sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo, la ‘sentenza Scoppola’ del 2009, chiede che gli venga riconosciuto il diritto di usufruire, a posteriori, del rito abbreviato, tramutando così la pena dall’ergastolo a trent’anni. In questo modo, conteggiando gli sconti per la buona condotta e per gli indulti, Fabio Savi potrebbe aver già scontato per intero la propria pena e dunque uscire.

Si tratta di una strada decisamente in salita, è bene sottolinearlo. La sentenza Scoppola (recepita da una sentenza della Corte costituzionale) si applica a un ristretto numero di casi e a tassative condizioni, la prima delle quali è aver chiesto il rito abbreviato durante il processo. Non sarebbe il caso di Fabio Savi, che però ritiene di aver comunque diritto ai benefici della sentenza. Si vedrà cosa diranno i giudici. Certo è prevedibile quel che diranno i familiari delle vittime. Qualche anno fa Roberto presentò domanda di grazia al presidente della Repubblica, poi ritirata. Nel 2012 Marino Occhipinti, uno dei componenti della banda, è uscito in semilibertà. Sale sulle ferite ancora aperte dei familiari delle vittime.

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro