Il regalo di Marino Golinelli

Bologna, 4 ottobre 2015 - Ci sono momenti in cui una città, pur se sconnessa e un po’ scapigliata («Scrappy» e «scruffy» l’ha definita il New York Times), sale, sempre di più. E migliora, soprattutto nel suo guardare verso il domani, anche se molto del suo oggi funziona. La Bologna che sale, sale grazie ai suoi privati, chiamiamoli pure mecenati. Spesso ci siamo lamentati che le grandi aziende non avessero sponsorizzato abbastanza le nostre squadre, sul fronte sportivo; spesso abbiamo anche detto che, alla fine, non avevano reimmesso sul territorio quanto guadagnato grazie alle menti e alle braccia dei bolognesi.

Il Mast, la struttura sulla moda di Masotti, lo spazio Simon Gavina di recente acquisizione, e l’Opificio di Marino Golinelli (ma metterei in questa lista anche il Museo della Ducati e quello Carpigiani, che hanno numeri record al confronto di strutture bellissime ma ‘sottofrequentate’ come il Mambo) sono un regalo di dimensioni inusitate. Se li pensiamo ‘abbinati’ ai tanti locali rinati in centro, a un nuovo modo di fare cibo e cultura, ci troviamo davanti a un sistema. Lo stesso scatto (su decoro, grandi eventi, infrastrutture) serve dall’amministrazione che, con poca spesa, ha avuto tutta questa resa.

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