Mercoledì 24 Aprile 2024

"Non mi ha violentato": si riapre processo per stupro

Il caso, un operaio in carcere dal 2012. L'ex ha poi ritrattato

Violenza sulle donne (foto d'archivio)

Violenza sulle donne (foto d'archivio)

Bologna, 2 dicembre 2014 - Una denuncia per violenza sessuale, l’arresto dell’ex fidanzato, le ritrattazioni inascoltate della vittima e una pesante sentenza di condanna per lui. Ecco i principali ingredienti di questo giallo. Ora la Corte d’appello di Bologna, competente nel valutare le sentenze dei giudici di Trieste ha deciso per la revisione del processo e domani valuterà le nuove prove, presentate dagli avvocati Andrea Bertucci e Gabriele Magno, difensori di un operaio kosovaro 34enne, condannato a 5 anni e detenuto da oltre due a Padova.

Nell’agosto 2001 una studentessa peruviana, oggi 32enne e domiciliata a Bologna, si presentò in questura a Trieste per denunciare l’ex : «Mi ha stuprato e minacciato con un coltello in un parco pubblico». Il ragazzo venne arrestato e si difese, spiegando che «il nostro era un incontro di chiarimento, il rapporto sessuale è stato consenziente».

Dopo soli sei giorni la ragazza ritrattò: «Non c’è stata violenza. L’ho denunciato per ripicca, mi tradiva con un’altra». A quel punto, la donna venne indagata per calunnia. Il pm chiese di revocare la misura cautelare per l’ex, ma il giudice si oppose. Finito a processo, nel 2004 l’imputato è stato condannato, in via definitiva, a cinque anni, e la ragazza venne scagionata. Lui è tornato nel suo paese d’origine ed è stato catturato nuovamente nel 2012 a Madrid, dove lavorava col fratello.

Oggi, però, i suoi legali contano di riaprire il caso. A partire da un colloquio tra il ragazzo e l’ex fidanzata, in carcere. Lei disse: «Non mi hai minacciata... Adesso starò sempre tutto il tempo con te... Posso dire a tutti che ho ancora il ragazzo?». Una circostanza che non venne presa in considerazione dai giudici: «Le trascrizioni, redatte all’epoca, delle intercettazioni – spiegano i legali Bertucci e Magno, presidente dell’Associazione nazionale vittime di errori giudiziari – erano incomplete e discordanti. La nuova perizia fonica conferma totalmente il tenore delle dichiarazioni rilasciate dalla donna alla polizia giudiziaria sei giorni dopo la denuncia, in cui ritrattò le accuse».

Per questo si apprestano a chiedere anche un maxi risarcimento di circa un milione di euro per ogni anno passato dietro le sbarre.